Presentato in anteprima nella sezione Alice nella Città dell’edizione in corso della Festa del Cinema di Roma, Le ragazze di Via dell’Archeologia di Stefano Pistolini, Daniele Autieri, Andrea Leonetti Di Vagno parte dall’inchiesta Violenza Stupefacente.
Realizzata per Discovery e incentrata sulla recrudescenza della circolazione di eroina tra i giovani, a Roma, l’inchiesta indagava sulle tragiche morti delle adolescenti Desirée Mariottini, Pamela Mastropietro e Sara Bosco, vittime degli spacciatori in drammatici scenari di disgregazione sociale.
Il lavoro sul campo e a stretto contatto con gli specialisti della Polizia di Stato ha portato i tre autori del documentario per le strade di Tor Bella Monaca, considerata la piazza di spaccio più grande d’Italia, e in particolare tra le torri di Via dell’Archeologia, il vero supermercato della droga aperto h24.
Questa volta Stefano Pistolini, Daniele Autieri, Andrea Leonetti Di Vagno si sono soffermati sulle storie al femminile, in particolare quelle di Antonella, Carmen e Asia, la cui dipendenza dalla droga ha stravolto, e ancora stravolge, le loro esistenze ma non gli ha tolto l’umanità, l’innocenza e la speranza di un futuro diverso.
Siamo a Roma, ma ben lontani dai riflettori della Festa del Cinema, e da quella Roma luccicante, mondana ed elegante, resa da parecchi film, sia italiani che internazionali: l’inquadratura iniziale del documentario Le ragazze di Via dell’Archeologia – le torri del quartiere di Tor Bella Monaca, ci trascina potentemente in una Roma che molti nemmeno si immaginano.
Per le strade sgangherate e polverose del quartiere, incontriamo Antonella, che fa entrare lo spettatore a casa sua, e nei racconti della sua vita non facile; un percorso tortuoso, iniziato a 16 anni, per gioco. “Quando meno me l’aspettavo c’ero già dentro” e prosegue con molta lucidità, mettendo in guardia dal piacere e da quella sensazione di onnipotenza che l’eroina dà, per un tempo limitato, fino poi a prendersi l’anima di chi ne fa uso e a farlo svegliare la mattina con un pensiero fisso, quello di trovare i soldi per farsi.
Se Antonella ha un trascorso difficile, legato anche al coinvolgimento nella morte di Desirèe Mariottini, la ragazzina ripetutamente violentata e drogata e poi abbandonata in uno stabile abbandonato in zona San Lorenzo, con l’aiuto della madre sta riuscendo a tirarsi fuori dalla droga, a piccoli passi, ma percettibili nella sua voce tremante, commossa e sincera, quando la narrazione si fa più profonda e rimpiange di aver messo la droga davanti a tutto.
Carmen ha iniziato a drogarsi a 20 anni, e il suo racconto parte con un quesito che accomuna storie molto simili: “Perché una ragazza sana, vincente, solare, si trasforma in tossicodipendente?“. Vuole restare anonima, vediamo il suo corpo che accompagna la narrazione, triste e disperata, di chi ogni mattina pensa “oggi smetto” e poi si ritrova nella grotta, il raduno dei tossicodipendenti, sia di zona, che di altre zone della Capitale. Perché la droga attacca alcune persone più di altre.
Lo spiega meglio la terza protagonista di Le ragazze di Via dell’Archeologia, Asia, giovanissima, ex spogliarellista, pusher e tossicodipendente, alla ricerca anche lei di uno spiraglio a cui aggrapparsi per uscirne. Nelle piazze di spaccio di Tor Bella Monaca vanno a comprare sostanze stupefacenti anche persone in giacca e cravatta. La storia di droga di Asia risale alla sua infanzia, eppure, nonostante il vissuto difficile e tormentato Asia non smette di cercare l’entusiasmo per andare avanti.
Rappresentando una verità nella quale la sottomissione a una dipendenza è una maledizione e in certi casi una rassegnazione, Antonella, Carmen e Asia descrivono davanti alla telecamera come, nonostante tutto, ci si possa inoltrare in questo destino senza smarrire la propria dignità e il sogno di concretizzare un giorno i propri desideri.