L’attrice musa di Francois Truffaut e figlia di un ufficiale di cavalleria, Fanny Ardant, che non banalizza mai le risposte alle domande che le vengono poste dagli intervistatori, dopo un cameo ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino torna in Italia, alla Festa del Cinema di Roma per presentare La belle époque, un film commedia diretto da Nicolas Bedos, con Daniel Auteuil, Guillume Canet, Dora Tillier, Piere Arditi, Denis Podalydés, selezionato fuori concorso al Festival di Cannes 2019 e distribuito da I Wonder Pictures.
Un’opera esilarante che, come si suol dire in Italia, non le manda a dire dietro, ma dice ciò che dice con una grazia disarmante che strappa lacrime e sorrisi ed evoca Alla ricerca del tempo perduto di proustiana memoria, che in questo caso non è perduto ma diviene lo strumento principe per ricostruire il futuro. Bedos, in stato di grazia, sembra assillato dal passare del tempo e, dopo aver girato L’amore sopra le righe, con la sua attrice e musa Dora Tillier, si cimenta nuovamente con il tema che sembra il suo preferito per capire cosa sarebbe la nostra vita se non avessimo la nostalgia della memoria. Forse nulla, un luogo vagamente sconosciuto che emerge talvolta nei volti dei malati di Alzheimer, dove rimane costante il desiderio di tornare a casa e trovare un posto in cui riporre i pensieri e le immagini che hanno costruito una vita. Il regista utilizza proprio l’equazione della memoria per raccontarci le vicende di due storie d’amore parallele: quella di Victor e Marianne, sposati da 40 anni, e quella di Margot e Antonie. Tanto è monotona e ridotta pelle e ossa, tanto per usare un eufemismo, la vita della coppia più anziana, tanto è carnale e piene di irrazionalità la coppia della generazione successiva, peraltro composta dal figlio di Victor e Marianne, innamoratisi 40 anni prima.
Il loro matrimonio è alla deriva, e lei, psicoanalista sempre bella e desiderosa di nuovi stimoli, caccia di casa il marito, un disegnatore di fumetti che ha smesso da tempo di lavorare e che trova nella possibilità offerta da un originale regista il modo per rivivere l’incontro con il grande amore della sua vita, avvenuto il 19 Maggio 1974. Un momento indimenticabile che segna l’inizio di un amore indelebile dove la passione è solo coperta dalla cenere ma arde costante da quel lontano giorno.
Da qui un incalzare di vicende fra il reale e il fantastico, che attraversano il tradimento di Marianne con il migliore amico di Victor, che peraltro è anche paziente e di cui presto si stancherà, e l’innamoramento: quello che rivive Victor tramite Margot, fidanzata del figlio ma anche attrice in grado di riportare al presente una storia che non ha tempo e spazio ma che potrebbe essere definita, semplicemente, con la parola amore. Esilaranti le scene in cui chiunque può immaginare di cenare con Hemingway o di poter dare uno schiaffo a Hitler. Tutto è possibile nei pensieri e Bedos lo rende reale anche nell’azione, conducendoci per mano dentro una mondo virtuale fatto di schizzi, colori, quadri, sensazioni e percezioni che grazie all’interpretazione degli attori si materializzano nei personaggi che incarnano di volta in volta la gelosia, l’eros, la rabbia, la passione, etc. Un gioiello che ha decisamente incantato il pubblico di questa edizione della Festa e che a breve uscirà nelle sale cinematografiche italiane, a strapparci qualche sorriso, che di questi tempi fa di certo bene, oltre ad insegnarci che il passato è il veicolo più importante per andare verso il futuro.