Film del 1969, diretto dal regista Luigi Comencini, con la sceneggiatura di Suso Cecchi d’Amico e Luigi Comencini, la fotografia di Aiace Parolin, il montaggio di Nino Baragli, le scenografie di Piero Gherardi e le musiche di Fiorenzo Carpi, Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano è interpretato da Leonard Withing, Maria Grazia Buccella, Senta Berger, Claudio De Kunert, Tina Aumont, Mario Scaccia, Silvia Dionisio, Sara Franchetti, Clara Colosimo e Cristina Comencini.
Sinossi
Figlio di attori, il piccolo Giacomo Casanova, rimasto orfano di padre, viene affidato dalla madre, ansiosa di liberarsi di lui, alla protezione di un nobile tanto avaro, quanto pieno di sé. Mandato a studiare a Padova, Giacomo ben presto si riduce pelle e ossa. Per sua fortuna viene preso a ben volere da don Gozzi che lo prende in casa con sé e che lo avvia agli studi ecclesiastici. Tornato nella città di Venezia, in veste da abate si dà alla predicazione. Un giorno, in mezzo ai soldi delle questue trova dei bigliettini amorosi.
Sul Casanova, il seduttore veneziano, si son girati almeno una dozzina di film. Il più celebre è, lecitamente, quello di Federico Fellini, datato 1976 e con Donald Sutherland nei panni di Giacomo, ma curiosa è anche l’operazione di Steno del 1955 con Gabriele Ferzetti protagonista. Questa di Luigi Comencini è una delle sue opere più ingiustamente sottovalutate, un ritratto del giovanissimo Casanova, come recita il wertmulliano titolo. L’infanzia è raccontata con dovizia di particolari, interesse e partecipazione dal regista che più di ogni altri riusciva ad entrare nell’animo dei bambini e a guardare con i loro occhi le contraddizioni e gli accadimenti che avvengono nel mondo circostante. La parabola del piccolo Casanova, cresciuto con la nonna e trascurato dalla superficiale madre, lo vede passare dai canali della Serenissima decadente e sfarzosa alla Padova universitaria e pedagogica, e ha come figura fondamentale quella del maestro che se lo piglia a cuore e lo indirizza verso una carriera ecclesiastica, l’unica che un poveraccio come lui può intraprendere se vuole farsi una posizione invidiabile. E già si presentano i primi segni di una certa tendenza carnale e passionale.
La prima parte del racconto si chiude così e ritroviamo il non più piccolo Giacomo inviato a Venezia come abatino da un burbero prete. La vocazione, inizialmente pensiamo sia più che altro cristiana. Viene quindi incaricato di assistere un vecchio nobiluomo sporcaccione e inizia a frequentare il jet set veneziano. Saranno l’incontro, piuttosto carnale, con una nobildonna annoiata e assai frivola e con una novizia monachella a far emergere in lui i bollenti spiriti del sesso, ancora affrontato come un gioco, finché non diventerà una debolezza che lo porterà ad abbandonare l’abito talare per dedicarsi alla più libera carriera di libertino. Eccola la vera vocazione, e le conseguenti prime esperienze (anche congressi carnali a tre). Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano è un racconto di formazione pudico e sincero, spiritoso e non privo di ironia pungente e quasi dissacrante. C’è tutto Comencini in questo film poco conosciuto e poco visto che andrebbe veramente rispolverato e rivalutato: c’è il Comencini regista dei bambini (da La finestra sul Luna Park a Incompreso), ispirato e appassionato; c’è quello più “commedia all’italiana” (la lotta di classe de Lo scopone scientifico); c’è quello delle “prime esperienze” e dei primi turbamenti (il carabinierino di Pane, amore e fantasia); c’è il tono fiabesco nel disegno di certi personaggi (da Le avventure di Pinocchio); e c’è quella sagace ironia parodistica che il maestro di Salò infondeva in ogni sua commedia (come Mio Dio come sono caduta in basso!).
È un film completo, forse non perfetto, ma certamente tra i migliori di Comencini. Scritto dalla sempre fida Suso Cecchi D’Amico, l’opera può anche vantare una splendida cornice artistica che ha come principale artefice il costumista e scenografo Piero Gherardi, ma pure le musiche pimpanti e decadenti di Fiorenzo Carpi meritano un applauso. Leonard Whiting, il Romeo del film di Zeffirelli, che salta di qualche secolo rispetto alla tragedia degli amanti di Verona, ma si ferma nella stessa regione, si diverte non poco e ha il giusto fascino per impersonare il giovane seduttore. Un variegato e vasto cast di comprimari, nel quale spiccano il bonario Lionel Stander, le belle e brave Maria Grazia Buccella, Senta Berger e Tina Aumont, il pacato Raoul Grasselli e la nonna Clara Colosimo.