“Charlotte for Ever” di Serge Gainsbourg, con Charlotte Gainsbourg
Il terzo film del chiacchierato Serge Gainsbourg fece particolarmente scandalo al momento della sua uscita, laddove dava corpo a un rapporto molto inteso, al limite del morboso, tra padre e figlia. In realtà è un confronto affettivo e psicologico, magari come detto morboso, ma anche autoironico, sincero e disilluso
“Charlotte for Ever” è un film del 1986 diretto da Serge Gainsbourg. Il film ruota intorno al morboso ed intenso rapporto incestuoso creatosi tra Stan (Serge Gainsbourg) e la figlia quindicenne Charlotte (Charlotte Gainsbourg); fece particolarmente scandalo al momento della sua uscita poiché tratta i temi dell’incesto e della pedofilia. Nel 1984, due anni prima che Charlotte for Ever fosse distribuito, Gainsbourg aveva composto ed eseguito la canzone Lemon Incest con sua figlia, Charlotte Gainsbourg. La canzone aveva suscitato scandalo in quanto contiene pesanti riferimenti all’incesto e alla pedofilia che il pubblico pensò fossero in parte autobiografici. Il film Charlotte for Everesplora tematiche simili.
A causa dell’età di Charlotte Gainsbourg all’epoca (quindicenne) e del fatto che interpretasse un personaggio con lo stesso nome morbosamente attratto dal proprio padre (e che lo era effettivamente anche nella vita reale), la pellicola riportò in auge il sospetto che Gainsbourg stesse veramente abusando sessualmente della figlia adolescente. Da adulta Charlotte Gainsbourg difese ripetutamente la memoria del padre, ripetendo che non c’era nulla di morboso nella loro relazione padre-figlia, e dichiarando che l’intenzione di Gainsbourg era solo quella di provocare il pubblico benpensante, negando infine ogni abuso nei suoi confronti da parte del padre. Con Charlotte Gainsbourg, Serge Gainsbourg, Roland Bertin, Roland Dubillard.
Sinossi Charlotte è un’adolescente che vive con suo padre, uno sceneggiatore fallito, alcolizzato e ossessionato dal sesso, che ha con lei un rapporto complesso. La ragazza lo accusa infatti di essere responsabile dell’incidente d’auto in cui la madre ha perso la vita e, per questo, lo colpevolizza arrivando a tenerlo in pugno in un possessivo legame fatto di ricatti e morbosità.
Charlotte for Ever (1986) di e con Serge Gainsbourg, cointerpretato con sua figlia Charlotte Gainsbourg, racconta la storia di Stan, uomo alcolizzato e ossessionato dal sesso, responsabile di un incidente d’auto che ha ucciso sua moglie, episodio sempre ricordatogli da sua figlia quindicenne Charlotte, che ha con lui comunque un legame complesso e morboso. Stan provoca anche Charlotte, andando a letto con alcune sue compagne di scuola. Il film è una delle tante provocazioni del cantante Serge Gainsbourg, che con la figlia Charlotte aveva inciso il brano Lemon Incest nel 1984, disturbando i più. Di fatto Charlotte for Everprosegue su quella strada sfrontata, alzando la posta con il cinema, giocando sul tilt tra realtà e autobiografia, lasciando alla figlia il suo vero nome.
Il terzo film del chiacchierato Serge Gainsbourg è un’elegia morbosa racchiusa tra quattro mura e spesso circondata da semioscurità o luci nette che modellano le figure sullo sfondo scuro, una situazione evocata fin dai titoli di testa dove la macchina da presa indugia lentamente sulla superficie e sui personaggi di un quadro antico raffigurante un gruppo di famiglia. Charlotte for Everè stato a volte bollato frettolosamente e in modo fuorviante o perlomeno eccessivo come un “erotico”, a causa del rapporto “troppo” intenso che sembra portare padre e figlia (anche nella realtà) all’incesto, o al suo desiderio. In realtà è un tenero confronto affettivo e psicologico, magari come detto morboso, ma anche autoironico, narcisista forse, ma sincero e disilluso, visto il travaglio interiore del padre, sceneggiatore ormai fallito e che ha perso la moglie in un incidente.
Quindi l’altro tema fondamentale del film è proprio il lutto, causa dello scontro con la figlia che lo accusa di omicidio, senza però poter naturalmente condannarlo e odiarlo veramente. Gainsbourg crea delle notevoli sequenze, dolenti monologhi, perfino dialoghi ironici, usa bene la macchina da presa e crea un’atmosfera raccolta, sebbene il film risenta di qualche scena superflua ogni tanto e di una colonna sonora (sua anch’essa) al limite dello stucchevole.