“War Horse” è un film del 2011 diretto da Steven Spielberg, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Michael Morpurgo e dall’omonimo adattamento teatrale del romanzo di Nick Stafford. Ha ricevuto sei candidature ai premi Oscar 2012 (Miglior film a Steven Spielberg e Kathleen Kennedy, Migliore fotografia a Janusz Kaminski, Migliore scenografia a Lee Sandales e Rick Carter, Miglior sonoro a Gary Rydstrom, Andy Nelson, Tom Johnson e Stuart Wilson, Miglior montaggio sonoro a Richard Hymns e Gary Rydstrom, Miglior colonna sonora a John Williams). Con Jeremy Irvine, Emily Watson, Tom Hiddleston, David Thewlis, Benedict Cumberbatch.
Sinossi
Durante il primo conflitto mondiale, il giovane Albert si arruola per provare a recuperare l’amato cavallo Joey, venduto in un momento di difficoltà economiche dal padre all’esercito britannico. Tra l’animale e il ragazzo c’era un forte rapporto simbiotico: nell’addomesticarlo, Albert aveva vinto la timidezza che gli derivava dai problemi di balbuzie. Il quadrupede, mandato in giro per l’Europa, entrerà in contatto con diverse persone cui cambierà il corso della vita. La giovane fattrice Devon, un ufficiale della cavalleria britannica, un soldato tedesco e un nonno francese con la sua nipotina troveranno conforto e benefici dalla vicinanza con Joey.
Stavolta Indiana Jones si chiama Joey ed è un cavallo. Un cavallo da guerra, War Horse, coraggioso, bello, leale e avventuroso, più umano degli umani. Steven Spielberg non ha bisogno di trucchi digitali o di antropizzazioni artificiose per umanizzare il mezzo purosangue protagonista di questa nuovo film epico. Joey non è un cavallo parlante o un cartone animato alla Disney. È un cavallo vero, ma nelle mani di un genio diventa sullo schermo un formidabile attore, capace di trasmettere ogni tipo di sentimento, ribellione, sdegno, passione, amicizia, amore, dolore e speranza. Dopo aver dimostrato con E.T. di poter trasformare un pupazzo di Rambaldi in una delle più durature star di Hollywood, con War Horse Spielberg consegna alla storia del cinema un grandioso mito equino. Anche questo film di Spielberg, come la gran parte del suo cinema, prevede un totale, infantile abbandono. Uno Spielberg al cento per cento, classico, ingenuo e favolistico come nel clou degli anni Ottanta, volutamente smodato nel riproporsi come cantastorie indifferente ai dogmi dell’avanguardia, la chiave per valutare la trasposizione a tutto schermo del bestseller per ragazzi di Michael Morpurgo, sta proprio in questa vocazione, in questa scelta consapevole e a suo modo provocatoria: anche chi patirà il sovradosaggio degli effetti, la prevedibilità del congegno epico-sentimentale, la retorica (in senso classico hollywoodiano) di fotografia & musica, non potrà non ammettere che re Steven ci crede sino in fondo e la sua maestria registica non sgarra, in questo senso, neanche il più trascurabile dei movimenti della macchina da presa. Se si rimane coscienti e adulti, con le difese e magari il cinismo dell’età, le due ore e mezza di saga cavallina risultano improbabili e mielose. Ma se si torna bambini, che poi è il gran regalo del cinema americano, allora il godimento è assoluto. Forse War Horse non è fra i capolavori di Spielberg, ma comunque è grande cinema