Di seguito la recensione de Il giovane favoloso.
Il giovane favoloso è un film del 2014 diretto da Mario Martone incentrato sulla vita del poeta Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film è stato girato per gran parte a Recanati (nei luoghi leopardiani), Napoli, Firenze e Roma con un budget di 8 milioni di euro. Olimpia, figlia del conte Vanni, ha collaborato con il regista, appoggiandone in tutto l’intento biografico e aprendo gli spazi della proprietà per girare alcune scene.
Prima della recensione, il cast de Il giovane favoloso
Con Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi, Michele Riondino in quelli di Antonio Ranieri e di Anna Mouglalis in quelli di Fanny Targioni Tozzetti, Il giovane favoloso conta sulla fotografia di Renato Berta, sulle scenografie di Giancarlo Muselli, sui costumi di Ursula Patzak e sulle musiche di Sascha Ring e Gioacchino Rossini.
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La trama de Il giovane favoloso
Il racconto della breve vita dello scrittore e poeta Giacomo Leopardi dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio. Intorno a lui si muovono la sua famiglia, il compagno di vita Antonio Ranieri, gli intellettuali del tempo, Fanny Targioni-Tozzetti (la donna per la quale si accese di passione) e, soprattutto, la sua scrittura fortemente autobiografica.
Il giovane favoloso: la recensione
Il bellissimo, educativo ma non scolastico film di Mario Martone su Leopardi s’accoppia a Noi credevamo, due modi di raccontare l’800: uno sul fallimento risorgimentale, l’altro su quel ‘Giovane favoloso’ che, guardando l’Infinito e l’ermo colle, sarà il primo a far la rivoluzione, pur accartocciandosi su se stesso: la Terra resta ferma, l’uomo gira intorno con le sue sofferenze, nonostante l’epoca invochi il new deal positivista. Ispirato dall’Epistolario e da altre confessioni, il regista scrive con Ippolita di Majo una sceneggiatura (pubblicata da Electa) in prosa e anche per metafora e visivamente, in versi, su un giovane ribelle (Cobain, Pasolini, Wittgenstein) nevrotico che rifiuta, odia e ama il padre ma lo cerca negli amici intellettuali e nell’affetto aitante di Ranieri. Diviso in scultorei blocchi narrativi, Il giovane favoloso respira di uno sfarzo che viene dalla cultura non dal budget, dalla forza dell’introspezione a immagini, dal piccolo punto psicologico del montaggio di Quadri.
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Gli interpreti del film
Elio Germano, strepitosamente sofferente è anche consapevole, come si guardasse vivere: indimenticabile mentre struscia sulle pareti polverose di pergamena di libri, abbandona la «vile prudenza» e invoca il potere del Dubbio che salva dal tanto amato silenzio.
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Perfetto nel dosaggio di malinconia e di melanconia, è al centro di un cast perfetto con Michele Riondino, Massimo Popolizio e la grande compagnia di teatro Lombardi-Forte-Binasco-Graziosi. C’è del metodo nel lavoro martoniano, nutrito delle Operette morali esplorate a teatro e, ancor prima, del risorgimentale, corale Noi credevamo: qui la Restaurazione impera, l’Italia si duole in silenzio, ma Leopardi non è il gobbetto di Recanati, questo Giacomo rifiuta esplicitamente la ‘consecutio malorum’ storpio – infelice – pessimista cosmico.
Conclusioni
Perché Martone spazza via la polvere, le calcificazioni, le sovrastrutture scolastiche, la ignorantissima normalizzazione ex cathedra: Leopardi è nostro contemporaneo, eretico ‘prepasoliniano’, genio nonostante i tempi o, forse, in virtù di essi. Questo metodo, innestato sui versi-dinamite dell”Infinito’, della ‘Ginestra’, è purissima carne: la presta, la piega Elio Germano, ma la sua performance non è condimento simbolico, bensì coordinata storica, filologia fisiognomica.
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