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Grazie a Dio di François Ozon, Gran Premio della Giuria a Berlino, dal 17 Ottobre al cinema

Grazie a Dio di François Ozon si ispira a un caso che ha generato parecchio scalpore in Francia e che ha avuto al centro la figura di padre Preynat, un religioso accusato di aver violentato oltre 70 bambini

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Grazie a Dio, il nuovo film di François Ozon, Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Berlino, sarà al cinema dal 17 Ottobre, distribuito da Academy Two. Una grande storia di coraggio, uno Spotlight francese in cui a vincere è la verità. Tratto da fatti realmente accaduti, Ozon firma il film più forte e emozionante della sua carriera.

Sinossi
Alexandre vive a Lione con moglie e figli. Un giorno, per caso, scopre che il prete dal quale era stato molestato da piccolo lavora ancora a contatto con i bambini. Decide così di agire, supportato da altre due vittime del parroco, François e Emmanuel. I tre uomini uniscono le forze per abbattere il muro di silenzio che circonda il loro dramma. Nessuno di loro sarà però indenne da ripercussioni e conseguenze.

Con la direzione della fotografia di Manu Dacosse, le scenografie di Emmanuelle Duplay, i costumi di Pascaline Chavanne e le musiche originali composte da Evgueni e Sacha Galperine, Grazie a Dio si ispira a un caso che ha generato parecchio scalpore in Francia e che ha avuto al centro la figura di padre Preynat, un religioso accusato di aver violentato oltre 70 bambini. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019, Grazie a Dio è così raccontato dallo stesso regista: “Per la prima volta, ho realizzato un film tratto da una notizia di cronaca e con diversi personaggi in scena. Inizialmente, avevo in mente di raccontare della fragilità maschile: ho quasi sempre rivolto la mia attenzione a personaggi femminili forti e per una volta volevo dedicarmi all’altra metà della mela, a quegli uomini che sono visibilmente sofferenti e che non hanno paura di mostrarsi emotivi, caratteristiche che di solito associamo alle donne. Pensavo di chiamare il film L’uomo che piange… Mi sono poi imbattuto nella storia del caso Preynat: nel sito internet messo in piedi dalle vittime, La parole libérée, ho letto vicende di uomini che erano stati da piccoli vittime di abusi sessuali in chiesa. Mi ha particolarmente commosso la vicenda di un certo Alexandre, un fervente cattolico che ha fornito un resoconto dettagliato di come abbia lottato in silenzio fino a quarant’anni, quando finalmente si è sentito pronto a raccontare quanto gli era accaduto. Il sito web metteva a disposizione anche interviste, articoli e le email scambiate da Alexandre e le alte sfere ecclesiastiche di Lione, tra cui il cardinale Barbarin e Régine Maire, la psicologa incaricata di fornire supporto alle vittime dei sacerdoti. Una volta letto tutto, ho deciso di contattare Alexandre“.

Alexandre ha portato con sé il fascicolo delle lettere che ha scritto alla Chiesa”, ha proseguito Ozon. “Alcuni frammenti si sentono fuori campo all’inizio del film. Le sue parole mi hanno colpito così tanto che non ho mai dubitato della sua versione dei fatti. In un primo momento, pensavo di farne un documentario e mi sono messo sulle tracce di altre vittime come François e Pierre-Emmanuel, delle persone intorno a loro, delle loro mogli, dei parenti, delle madre e degli avvocati. Non ho filmato le interviste ma ho ascoltato le loro parole e preso appunti. Ho parlato loro anche dell’ipotesi del documentario ma, di fronte alla loro reticenza e disappunto, ho cambiato idea: del resto, avevano già concesso molte interviste ai media ed erano comparsi diverse volte in approfondimenti giornalistici o reportage. Loro stessi erano affascinati dall’idea che un regista potesse fare della loro storia un film come Il caso Spotlight in cui divenire personaggi di finzione portati sullo schermo da attori famosi. Deciso per il film, mi sono concentrato sulle vittime e sui loro dettagliati racconti“.

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