«Piero Vivarelli è un mito assoluto per me. Un uomo fuori completamente dagli schemi, ecco. Anche lì, come per altre persone che non ci sono più, dopo di lui non ci sarà più un Piero Vivarelli, ecco. È stato un momento irripetibile di un certo tipo di italiano curioso, viaggiatore, che amava le donne, che amava la musica, che amava bere. Un po’ sciagurato ma anche molto attento ai problemi sociali, alla politica». (Enrico Vanzina)
Piero Vivarelli è stata una delle figure più cangianti del cinema di genere italiano. Capace di spaziare – come regista e sceneggiatore – dal musicarello (Io bacio… tu baci; Rita, la figlia americana) allo spaghetti-western (Django), dal drammatico (Oggi a Berlino) all’erotico (Il dio serpente; Provocazione), il ritratto che forniscono Fabrizio Laurenti (regista di La casa 4 e La stanza accanto) e Niccolò Vivarelli (nipote di Piero) si giostra tra dimensione privata e pubblica: il successo ai botteghini grazie ai film con Mina e Adriano Celentano; testi e melodie oggi consacrati scritti con Lucio Fulci (Il tuo bacio è come un rock); le infinite avventure sentimentali tra matrimoni naufragati e amanti focose (Beryl Cunningham, Nana Osten, Magda Konopka, Veronique Chesnell); la giovinezza come volontario della Xª Flottiglia Mas; l’età adulta tra le fila comuniste (fu l’unico non cubano ad essere iscritto al Partito Comunica di Fidel Castro).
Vivarelli è tutto ciò, personaggio sui generis e orgoglioso anticonformista. Life As a B-Movie: Piero Vivarelli si dimostra ulteriore esempio di come il cinema di genere rimanga frangia della nostra realtà culturale che va vissuta senza timori e che, come lo stesso Quentin Tarantino disse nel 2004, durante la retrospettiva veneziana dedicata ai re del cinema bis, “B” non è solo una mera categoria qualitativa per sottolineare produzioni con finanze risicate, ma racchiude al suo interno anche i termini «Bello», «Buono», «Beautiful».