Omaggio a Sergei Loznitsa al 60° Festival dei Popoli
Alla 76/ma Mostra del Cinema di Venezia il regista ucraino presenta State Funeral sul funerale di Stalin con filmati d’archivio
L’omaggio al regista ucraino Sergei Loznitsa sarà uno degli eventi protagonisti della 60esima edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, che si terrà a Firenze dal 2 al 9 novembre.
Il festival rende omaggio a Loznitsa con un programma speciale (retrospettiva e masterclass) di opere scelte tra i documentari e i film a soggetto che comprenderà il suo nuovo lungometraggio State Funeral – presentato Fuori Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia – sul funerale di Joseph Stalin (con filmati d’archivio unici e in gran parte inediti).
Loznista, cineasta ucraino di fama internazionale, ha ritratto la provincia russa con i suoi primi cortometraggi, mettendo poi a nudo i paradossi e le storture della dittatura sovietica attraverso la serie di documentari nati dall’esplorazione dell’Archivio Documentario di San Pietroburgo, seguitando il racconto della Russia moderna anche nelle sue opere di finzione, fino ad affrontare le tragiche vicende della guerra russo-ucraina.
I suoi film sono stati proiettati e premiati dalle più autorevoli istituzioni del mondo, valendogli numerosi premi e riconoscimenti tra i quali il Premio per la Miglior Regia di Un Certain Régard a Cannes 2010 e il Premio per il Miglior Lungometraggio al Festival dei Popoli 2014.
STATE FUNERAL
Informazioni dal sito della Mostra del Cinema di Venezia
SINOSSI
Filmati d’archivio unici, in gran parte inediti, mostrano il funerale di Joseph Stalin, culmine del culto della personalità del dittatore. La notizia della morte di Stalin, il 5 marzo 1953, fu uno shock per l’intera Unione Sovietica. La cerimonia della sepoltura fu seguita da decine di migliaia di persone a lutto. Osserviamo ogni fase dello spettacolo del funerale, descritto dalla Pravda come “il Grande Addio”, e possiamo accedere, come mai prima, all’esperienza spettacolare e assurda della vita e della morte nel regno di Stalin. Il film evidenzia che il culto della personalità di Stalin era una forma di illusione indotta dal terrore. Approfondisce la natura del regime e della sua eredità che ancora perseguita il mondo di oggi.
COMMENTO DEL REGISTA
La morte di Stalin ha significato la fine di un’epoca. Senza nemmeno rendersene conto, i milioni di persone che piangevano il leader nel marzo 1953, stavano anche vivendo un’esperienza epocale nelle loro storie personali. È per me fondamentale condurre lo spettatore in questa esperienza non come imparziale osservatore di un evento storico o un cultore di rare riprese d’archivio, bensì come partecipante e testimone di uno spettacolo grandioso, terrificante e grottesco, che rivela l’essenza di un regime tirannico. Considero questo film uno studio visivo sulla natura del culto della personalità di Stalin e un tentativo di smontare il rituale che era parte delle fondamenta del regime sanguinoso. È impensabile che oggi, nella Mosca del 2019, 66 anni dopo la morte di Stalin, migliaia di persone si riuniscano il 5 marzo per deporre fiori e piangerlo. Penso che sia mio dovere di regista sfruttare il potere delle immagini documentaristiche per fare leva sulle menti dei miei contemporanei e cercare la verità.