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Venezia 76: Zero Zero Zero,e la nuova serie sorta dal sodalizio Saviano-Sollima (Fuori Concorso)

Il sodalizio tra Roberto Saviano e Stefano Sollima continua con questo Zero Zero Zero, nuova produzione Sky che prende spunto ancora una volta da un libro inchiesta dello scrittore napoletano, sempre incentrata sulla criminalità

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L’immaginario cinematografico (e non solo) è stato talmente colonizzato da Gomorra, serie tv e film, che persino un autore come Mario Martone, nel suo ultimo Sindaco Del Rione Sanità portato a Venezia76, ha dovuto farci i conti per dribblarlo. Ma la potenza delle immagini non proveniva tanto – ovviamente – dal libro di Roberto Saviano quanto da una dei seriali italiani più fortunati e osannati, che portava la firma, almeno per le prime stagioni, di Stefano Sollima. Cineasta proveniente dal genere e dall’artigianato (quello buono) televisivo, Sollima ha saputo imprimere la sua impronta alla fiction a cui ha messo la firma, partendo da Romanzo Criminale fino al nominato Gomorra: ma la cosa fondamentale è che ha saputo cogliere e riprendere il nucleo fondante delle opere letterarie di riferimento e riscriverne la sintassi per un racconto visuale.

Il sodalizio con Saviano continua quindi con questo Zero Zero Zero, nuova produzione Sky che prende spunto ancora una volta da un libro inchiesta dello scrittore napoletano, sempre incentrata sulla criminalità, ma che sposta il suo sguardo oltre il confine cittadino: non più Napoli, dunque, ma tutta la filiera del traffico di droga che parte dall’Italia arriva fino in America del Sud e ritorna nella penisola. E se l’opera di Saviano, neanche una delle sue più riuscite, era nella forma di inchiesta, ecco che Sollima aveva, come con Gomorra, campo libero per reinventare il racconto e asservirne le coordinate emotive e teoriche al suo cinema: che è un cinema sanguigno, profondamente fisico, duro e lacerante, indipendentemente se sulla lunga serialità o racchiuso in un film. Perché i protagonisti di Suburra, Soldado e il bellissimo ACAB si muovono sotto lo stesso cielo di quelli di Zero Zero Zero: un cielo immenso, una vastità che -con contorni divini o meno- sovrasta gli uomini che rimangono preda di un fato immanente e sconosciuto. I personaggi del nuovo serial Sky si inseguono, lottano, fremono e vibrano difronte a un destino che sembra essere dietro l’angolo e che si rivela in piccoli segni come in grandi silenzi, mentre agli uomini indifesi e preda di un’enigmatica, pericolosa immanenza non resta che rincorrersi, affannarsi sotto un cielo nero. Anche la trama sembra rincorrere se stessa: se la struttura circolare dei primi due episodi potrebbe far storcere il naso a qualche purista critico, va sottolineato come con questo espediente narrativo anche il racconto rincorre se stesso, riallacciando i fili delle diverse sottotrame nel momento in cui raggiunge e completa sé stesso.

Dal canto suo, Sollima non perde mai il controllo del treno in corsa: mantiene le vie di fuga emotive laterali, lasciando fuori campo i mezzi toni e arrivando a toccare momenti di astrazione visiva eccellenti, riprendendo il fiato in alcune piccole scene dall’altissima latitudine emotiva. La visione di Sollima è lucida e implacabile, come il suo universo morale: da un punto fermo, la storia esplode e implode in continuazione, servita da una macchina da presa forsennata e anarchica, sempre però sicura e controllata.

Zero Zero Zero, nonostante l’impronta teoretica fatalista del suo autore, sembra andare incontro a un futuro luminoso almeno quanto Gomorra, almeno quanto è buio il mondo dove si perdono tutti i suoi protagonisti: che sia Messico, California o Calabria, un cielo nero divora tutto. I corpi sono danni collaterali: pronti per essere mangiati dai maiali.

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