Con Effetto domino, ora su Raiplay, il documentarista padovano Alessandro Rossetto torna alla fiction dopo sei anni dalla opera prima, Piccola patria.
Presentato alla 76 Mostra d’arte cinematografica internazionale di Venezia, nella sezione Sconfini, il film mette in scena il dramma del lavoro dei piccoli costruttori veneti alle prese con il mercato finanziario globale. Tratto dal romanzo omonimo di Romolo Bugaro, il piccolo costruttore Franco Rampazzo (Diego Ribon) si fa convincere da Gianni Colombo (Mirko Artuso) a partecipare a un grande progetto di residenze per anziani. Nella zona del padovano, i due soci rilevano all’asta venti alberghi in disuso e coinvolgendo altri imprenditori, e ottenendo un finanziamento dalla banca, iniziano a ristrutturare, abbattere e ricostruire gli immobili.
In Effetto domino ci sono due temi principali che s’intrecciano: uno morale e uno sociale. Quello morale è il valore del lavoro, rappresentato da Rampazzo, e quello della grande finanza, nella veste del banchiere Vokler (Marco Paolini). Se il primo rappresenta la concezione del lavoro in senso etico, di produzione di valore per la comunità, per il secondo il lavoro si estrinseca nella produzione di denaro a scapito di chiunque. Ecco che allora, i “pesci piccoli”, nel momento che iniziano a nuotare nel grande mare dove girano centinaia di milioni (dollari, euro, yen), si scontrano contro i grossi squali alla Vokler e i suoi soci di Hong Kong. Il titolo del film si riferisce alla drammatica concatenazione degli eventi nel momento in cui il banchiere si rende artefice nel bloccare i crediti della banca facendo fallire Rampazzo e tutti i fornitori a esso collegati. Ça va sans dire che i cinesi e la grande finanza si appropriano del progetto che è una grande fonte di guadagno. Del resto, in una scena drammatica tra Rampazzo e Colombo, il primo ricorda che il lavoro è tutto, mentre al secondo interessano solo i soldi perché “che importa da dove vengono”.
Il tema sociale in Effetto domino è la visione di una società allo stesso tempo “glocal”, dove l’economia locale di un territorio è ormai inserita all’interno di una globalizzazione economico-finanziaria con cui si è obbligati a confrontarsi, con una popolazione che procede verso un veloce invecchiamento se nel 2050 “nel mondo gli anziani saranno più dei giovani”. Rossetto non emette giudizi, ma rileva come ormai la morte e la vecchiaia siano – se non “il” – un business che fa gola a molti. Effetto Domino però va oltre: rappresenta in modo chirurgico e oggettivo una società morente, dove i vecchi pur di sopravvivere alla fine sono disposti a sacrificare figlie, nipoti, futuro, per vivere in un presente continuo e fasullo (come le residenze in costruzione).
Con sguardo antropologico Rossetto divide Effetto domino in cinque capitoli, con la voce over di Vokler che si comporta da narratore onnisciente, vero demiurgo di tutti i destini dei personaggi, che spiega allo spettatore le dinamiche dei personaggi ed espone i fatti. Accompagnata da una colonna sonora dove i temi sinfonici sono predominanti, l’opera di Rossetto ha un afflato tra la tragedia classica e il documentario naturalistico, in cui i toni grigi e lividi della fotografia rendono emotivamente il senso di marcescenza di una società che sta implodendo su se stessa. Un’opera intensa che non dà scampo allo spettatore.
Il film è visibile a questo link
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