The end of love di Keren Ben Rafael è uno dei progetti selezionati e realizzati per Biennale college cinema, iniziativa che valorizza giovani talenti internazionali del cinema finanziando lo sviluppo dei migliori progetti visivi e narrativi capaci di superare la rispettiva selezione. Secondo lungometraggio della regista israeliana classe 1978, dopo il debutto di Virgins (2018). Keren Ben Rafael, studentessa di letteratura francese e filosofia a Tel Aviv, laureata in regia a La Femis nel 2009, si è fatta in precedenza apprezzare per i cortometraggi I am your man, Northern lights e At the beach, premiati in vari festival.
La chiave di volta di The end of love è una riuscita riflessione sull’ambiguità e la disumanità della tecnologia, che apparentemente avvicina ma in realtà aliena e allontana le esistenze. Entriamo nell’evoluzione di un amore che ha prodotto il frutto di un figlio. Julie e Yuval (gli empatici Judith Chemla e Arieh Worthalter) annullano la distanza che li separa (lei a Parigi e lui a Tel Aviv in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno) utilizzando ossessivamente la videochiamata. Quella telecamera si frappone a loro e li costringe ad orientare la quotidianità sullo schermo di un pc o di un telefono, a rendere ossessivamente conto l’uno dell’altro, a fare l’amore in modo voyeuristico e ‘pornografico’, a festeggiare compleanno, primi passi del figlio, a gestire babysitter, le comunicazioni con i propri parenti, disagi, litigi, gioie, dentro il limbo di una solitudine amplificata ed una unione ingannevole.
Il terzo occhio (oltre il nostro e quello dei protagonisti) ci cambia la prospettiva e deforma letteralmente la realtà. L’amore non basta, come si sa. E la tecnologia enfatizza ulteriormente la distanza, l’inazione (emblematica la scena del piccolo Lenny lasciato a casa da solo, con il papà che assiste dallo schermo e in tempo reale ai possibili pericoli in cui il piccolo può incappare, terrorizzato dalla paura e dall’impotenza), l’illusione. La fine di un amore, appunto.