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Gli spietati di Clint Eastwood, vincitore di quattro premi Oscar

Con “Gli spietati” Clint Eastwood omaggia i maestri Don Siegel e Sergio Leone, confezionando un western classico dai toni crepuscolari. Il film ricevette nove nomination agli Oscar, inclusa quella di Miglior attore per lo stesso Eastwood, e ne vinse quattro, tra i quali Miglior film e Miglior regia

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Gli spietati (Unforgiven) è un film western del 1992 diretto ed interpretato da Clint Eastwood. Oltre allo stesso Eastwood, i protagonisti sono Morgan FreemanGene Hackman e Richard Harris. Western realistico e cinico in cui Eastwood ritaglia per sé la parte di un vecchio ex-pistolero, molti anni dopo i suoi primi ruoli di questo genere. Il film ricevette nove nomination agli Oscar, inclusa quella di Miglior attore per lo stesso Eastwood, e ne vinse quattro, tra i quali Miglior film e Miglior regia. Il film di Eastwood è il terzo western della storia del cinema ad aver vinto l’Oscar di miglior film, dopo I pionieri del West (1931) e Balla coi lupi (1990) di Kevin Costner. Nei titoli di coda Eastwood inserisce una dedica particolare, “a Sergio e Don”, per ricordare i due maestri che lanciarono la sua carriera e che gli insegnarono ad amare il cinema: Sergio Leone e Don Siegel.

Sinossi
Un gruppo di prostitute vuole vendicarsi di due cowboy che hanno sfregiato una di loro. Si fa avanti il Kid che convince l’ex pistolero arrugginito dall’età e dal dolore per la perdita dell’amata moglie William Munny. Si aggiunge anche l’amico fidato di Munny il nero Ned Logan. Quest’ultimo viene ucciso e Munny pestato a sangue. Ma l’animo del killer ha il sopravvento, e l’ex pistolero si scontra con il nemico di un tempo.

Gli spietati è l’ultimo western possibile. È il crepuscolo degli dei, è l’inverno del nostro scontento (e poco importa se batte il sole selvaggio dell’America in cui si ammazzano i presidenti), è la chiusura di un ciclo. Quella che potrebbe essere scambiata superficialmente per nostalgia è in realtà celebrazione. Non è semplice passatismo da nostalgici di regime – e in questo caso il regime è quanto mai accettato e democratico, chiamiamolo così, il regime dei Ford e dei Leone (Sergio, a cui il film è dedicato, assieme a Don Siegel) – ma qualcosa di più profondo: vedendo scorrere sullo schermo le immagini del sublime film di Clint Eastwood (forse l’unico attore capace di dirigersi quando sta di fronte alla macchina di presa, una sorta di duplice funzione che si fonde all’ubiquità) c’è un sentimento che si diffonde con rassegnata, umile, brutale forza. È la malinconia, punto. Saranno pure spietati Clint e il suo socio Morgan Freeman, così come lo sceriffo Gene Hackman e il killer Richard Harris, ma sono irrimediabilmente legati al loro passato: sono miti di loro stessi, icone senza possibilità di futuro scritto sulle pagine dei giornali nella sezione “cronaca nera”. Non sono diversi, sono cambiati. È come se volessero lasciare il palco un minuto prima che tutto scompaia, o meglio, che tutto si imbarbarisca. Nella loro criminalità (lo stesso sceriffo Hackman è un criminale, perché sostituisce la violenza alla Legge) hanno un’etica rispettosa che poco a che fare con la gratuità della violenza contemporanea (si ricordi la scena in cui Clint, dopo aver sparato al suo bersaglio, sbraita all’avversario di dare alla vittima dell’acqua).

Gli spietati è un passo d’addio, un requiem sommesso, mesto, lirico, in cui la pioggia batte quasi a voler dissuadere dagli intenti, e il sangue scorre a forza, anche esso per distogliere i vecchi eroi di replicare le imprese del male. La musica, poi, sta proprio lì a sottolineare il ruggito struggente dei vecchi leoni (Les Frosholtz), così come i colori dell’umida fotografia di Jack N.Greencercano un contatto con la Storia del West per trovare una pace smarrita tra qualche taglia inutile e una balla di troppo. È un film maschio sulla vendetta necessaria maschia (“E adesso sono qui per uccidere te, Little Boy, per quello che hai fatto a Ned. E voi è meglio che vi scansate”), sull’impossibilità maschia della redenzione (o almeno sulla difficoltà di tagliare i ponti col proprio passato – “Ho ucciso donne e bambini, e creature che camminavano e strisciavano in tempi lontani”), sulla crisi maschia di identità di un Paese senza pietà (suggerita dal grillo parlante inglese Sir Harris, spietato elegante ma vittima del suo Mito), sull’amicizia maschia, sulla lotta maschia, sulla crescita maschia. E nonostante tutto è anche un film radicato nel più onorevole rispetto verso la donna (tutto nasce da una donna sfregiata da vendicare, dopotutto). Grandi attori: Clint ruvidissimo, Freeman premonitore, Hackman brutale, Harris romantico. E a suo modo è una storia romantica. Di gran respiro, d’amore, di morte e di altre sciocchezze.

  • Anno: 1992
  • Durata: 122'
  • Genere: Western
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Clint Eastwood