Giunti al terzo capitolo di una saga che forse sin dal principio non aveva un granché da dire, ma il cui scopo principale è sempre stato, senza dubbio, il puro e semplice intrattenimento, eccoci di nuovo in compagnia di Mike Banning (un Gerard Butler un po’ imbolsito), l’agente dei servizi segreti incaricato di proteggere il Presidente degli Stati Uniti ad ogni costo, questa volta nel mirino di un misterioso complotto che lo vuole fuori dai giochi.
Attacco al potere 3 è il classico action movie privo di reali e stimolanti punti di interesse, concentrato sull’esibizionismo e sull’esagerazione, che si tratti di effetti speciali o di muscoli in mostra. Banning è una sorta di Highlander al quale ne capitano di tutti i colori ma che ne esce sempre indenne e quasi senza un graffio, un eroe senza macchia e con un discreto senso dell’umorismo che lo rende affascinante e piacente al grande pubblico. Di pellicole simili se ne sono viste e se ne vedono a bizzeffe, ma distinguersi all’interno di questa numerosa schiera è la vera sfida che evidentemente Attacco al potere 3 non vince. Nonostante ciò, si può comunque cercare di estrarne qualcosa di positivo, a partire dalla non pretenziosità del progetto, che non si nasconde in alcun modo dietro a qualcosa che non è, sfoggiando invece questo stile registico fatto di ralenti ed elementi scenici quali fumo e fiamme, che lo avvicinano spesso ad un videogame. In secondo luogo citiamo il discorso sulle milizie private, argomento probabilmente nevralgico nell’attuale politica statunitense, che rappresenta in fondo l’unico appiglio alla realtà di una qualche rilevanza all’interno della storia. Lo stesso rapporto con il padre (interpretato da Nick Nolte) appare infatti, per lo più, banale e prevedibile, pieno di luoghi comuni e di frasi fatte, sebbene il messaggio che ne emerga abbia un suo indiscutibile valore.
Iniziata nel 2013 tra le mani di Antoine Fuqua, la saga sembra ormai giunta ad un prosciugamento contenutistico, al quale sarebbe necessario sopperire in qualche modo, anche se forse bastano ancora un paio di esplosioni e di inseguimenti (comunque non all’altezza dei migliori Fast & Furious) per far contenti gli Studios e permettere alla troupe di pagare le bollette.