Le grandi donne del cinema: il volume di Marta Perego sulle figure femminili più significative della Settima Arte
Anna Magnani convive con la rivale Ingrid Bergman, le due Hepburn – Audrey e Katharine – condividono pacificamente il cognome, mentre le italiane (Sophia Loren, Monica Vitti, Mariangela Melato, Valeria Golino) si uniscono alle francesi (Catherine Deneuve, Jeanne Moreau, Brigitte Bardot, Sophie Marceau)
Chi sono le grandi donne del cinema? Compilare un vademecum neutrale e valido per ogni stagione non è cosa semplice, eppure una risposta bisognerebbe pur tentare di darla, a costo di farsi scudo e spada, per l’appunto, della propria parzialità. Così ha fatto, per esempio, Marta Perego, che nel suo ultimo lavoro appena pubblicato da DeA Planeta Libri ha voluto dare la propria interpretazione del tema raccontando le storie di attrici Uniche, indomabili, indimenticabili: 30 star che – come da sottotitolo – hanno lasciato il segno. Nella sua vita, in primis, ma (e l’autrice ne è certa) anche in quella di numerosissime altre donne in tutto il mondo.
Giornalista, autrice e conduttrice televisiva, Marta Perego si occupa da sempre di cultura, arte e spettacolo. Questo suo libro, esito di una cinefilia che contempla con passione anche la dimensione del divismo, si pone come una dichiarazione d’amore nei confronti della settima arte a partire da quelle attrici che fin dagli albori di questa grande magia sono state capaci di fare la storia dell’audiovisivo e di incidere con altrettanta profondità nei processi culturali e nel costume delle rispettive epoche di appartenenza (e non solo). Debitrice di tutte le interpreti che le hanno lasciato qualcosa nei film come nella vita reale – dunque calate in ruoli fittizi entrati nell’immaginario comune o in una quotidianità da figlie, mogli e madri (oppure da single e senza prole) – l’autrice ha voluto omaggiarle dedicando a ciascuna un ritratto che ne mettesse in evidenza la peculiarità dell’esempio insieme con la misura, il peso, la frequenza dell’incedere sulle vie spesso e volentieri labirintiche del mondo del cinema. E lo ha fatto con una consapevolezza aggiornata all’attuale stato delle cose, ovvero registrando come una tendenza positiva il fatto che la stessa Hollywood, da un po’ di anni a questa parte e come mai prima di adesso, stia puntando proprio sulle donne mettendole al centro di grandi saghe, e dunque scegliendo di costruire narrazioni di ampio respiro intorno a figure femminili importanti, finalmente protagoniste indiscusse e non semplici comprimarie.
Scorrendo l’elenco delle dive di riferimento ci si rende subito conto di come la scelta dell’autrice non abbia tenuto conto né dell’età anagrafica né del sistema dei generi: all’appello ci sono artiste del passato o ancora in piena attività, dive dell’epoca del muto come del 3D, muse del cinema d’autore o protagoniste dei più recenti blockbuster. Così, per esempio, in questo personalissimo Pantheon offerto a un’adorazione collettiva e auspicabilmente virtuosa, Anna Magnani convive con la rivale Ingrid Bergman, le due Hepburn – Audrey e Katharine – condividono pacificamente il cognome, mentre le italiane (Sophia Loren, Monica Vitti, Mariangela Melato, Valeria Golino) si uniscono alle francesi (Catherine Deneuve, Jeanne Moreau, Brigitte Bardot, Sophie Marceau) per rappresentare l’Europa al cospetto del magistero statunitense. Ciascuna con il proprio vissuto dentro e fuori dai teatri e dagli studi di posa, e dunque, come sempre succede, con percorsi segnati anche da indigenza, asprezze, dipendenze, scandali, malattie e fallimenti. Vicissitudini nelle quali questo commento, intenzionalmente, non indugerà, per lasciare ai lettori e alle lettrici la possibilità di sorprendersi in prima persona nel verificare la frequenza con cui i percorsi esistenziali delle star non abbiano avuto nulla da invidiare a quelli delle figure femminili a cui hanno dato volto e corpo in decine di lungometraggi.
La carrellata offerta da Marta Perego è veloce senza essere sommaria: a ciascuna attrice vengono dedicate più o meno sei pagine, la misura adatta a tratteggiarne il profilo con tratti sintetici ma precisi, e dunque a giustificarne il perché dell’inclusione nel volume. Una scelta, va detto, molto insidiosa, che porta con sé il pericolo della semplificazione eccessiva, e che invece riesce a tradursi in prose brevi ma efficaci, convincenti, tali da lasciare in chi legge un desiderio di approfondimento, magari di “verifica”, e dunque di visione o di visione ulteriore (con un inevitabile effetto nostalgico per le attrici che furono, come Vivien Leigh, Bette Davis o Greta Garbo). Come al cospetto di tanti bei trailer senza troppi spoiler, le attrici scorrono di fronte ai nostri occhi e ricordi, in una perfetta sovrapposizione di donne, personaggi e nuovi modelli di femminilità, sempre diversi e talvolta anche in reciproco contrasto: ecco Carrie Fisher, Principessa che si salverà sempre da sola; Emma Watson, paladina della lettura, della cultura, dei diritti e dell’emancipazione; Charlize Theron, indipendente e trasformista, pronta a ogni abbrutimento per dimostrare la propria bravura oltre la bellezza; Angelina Jolie, tormentata, confusa e animata da un profondo desiderio di rivincita. E ancora Susan Sarandon, autonoma nelle scelte e determinata a non non farsi plagiare dal sistema; Jennifer Lawrence, antidiva per eccellenza, forte di una simpatia genuina che la rende adorabile e adorata da milioni di coetanee; Meryl Streep, mostro di bravura capace di ribaltare i codici di Hollywood e infrangere il taboo dell’età; Viola Davis, protagonista del nuovo sogno americano, quello che porta al riscatto di una vita in minoranza, altrimenti segnata dal disagio e dalla discriminazione razziale.