Cinema aperto e ritrovato quello di Malick, sconnesso dal resto della produzione hollywoodiana, magnifico in quanto magma potente di emisferi concentrici che si ritrovano e si disperdono. Il regista esplora lo spazio con grazia liturgica e con violenza poetica fuori dai canoni. Grande cinema
The New World – Il nuovo mondo, un film del 2005 diretto da Terrence Malick e interpretato da Colin Farrell, Christian Bale, Q’Orianka Kilcher, Jesse Borrego, Ben Chaplin. Il film è stato girato nei luoghi originali della vicenda narrata, cioè in Virginia tra il Luglio e Novembre 2004. Il film, che ha incassato poco meno di 13 milioni di dollari negli Usa, nonostante un importante budget di 30 milioni di dollari, rappresenta la pellicola di minore successo commerciale per Malick. La fotografia di The New Worldè stata curata da Emmanuel Lubezki (Revenant, Gravity, The Tree of Life).
Sinossi 1607: i coloni iniziano a stanziarsi e a costruire le loro città in terra americana. A Jamestown, il conflitto tra gli indiani d’America e gli uomini arrivati dall’Europa per iniziare una nuova vita sembra attenuarsi quando Pocahontas, una dei nativi, e John Smith, un soldato dell’esercito inglese, si innamorano.
La leggenda di Pocahontas è il trionfo della bellezza dei sentimenti e dell’innocenza dell’amore. La scoperta del nuovo mondo di John Smith è un avventura dove la natura non può che essere protagonista nel suo stare in armonia completa con gli indigeni. La vicenda della bella sembra superare la violenza della vita, l’inevitabile scontro tra due culture inconciliabili soccombe davanti alla grazia della principessa, quando si innamora del capitano Smith. L’amore tra i due ci viene svelato con un linguaggio unico, flussi di coscienza delle loro voci fuori-campo che non lasciano nulla all’interpretazione psicologica delle loro azioni. Da una parte l’animismo, dall’altra il pragmatismo è in mezzo un mondo dove toccarsi, annusarsi, cercare di capire le intenzioni dell’altro. Per gli uni l’America è la terra dove costruire un mondo nuovo, per gli altri la terra di un vecchio mondo. Per gli uni la terra da trasformare e da sfruttare, per gli altri da rispettare e da ascoltare. La visione di Terrence Malick del colonialismo è realistica quando deve illuminare la vita e le abitazioni di uomini e donne del seicento. Il regista non dimentica di far parlare le armi, di far esplodere la violenza e la avidità umana quando serve. Un posto insomma dove il sogno della terra promessa incontra la realtà di una terra da conquistare. Giustamente si può considerare come un seguito de La sottile linea rossa, alcune sequenze, come l’inizio con i nativi che nuotano (e non solo), la tecnica narrativa simile nello sfruttare sequenze “forti” scandite dall’incedere della colonna sonora, ne accentuano la parentela. L’eterno conflitto tra istinto e ragione si perde nell’immenso caos della natura; cuori che si scontrano e si amano nella Storia, dove la Storia non conta più nulla, dove un tramonto è un Tramonto, dove la bellezza è così potente da far male, da creare ebbrezza, ebbrezza di vivere e di continuare a sperare di vedere un altro film di Malick. Un film che ti avvolge regalandoti due ore e mezza di poesia oscillando nella zona dove memoria e azioni si confondono, costruendo un luogo leggendario da cui non si vorrebbe mai andare via. L’esito è scontato la conquista inglese è solo cominciata e per i puri di cuore non c’è spazio nel nuovo mondo.