Continua la presenza femminile nel concorso internazionale al 72° Locarno Film Festival con Douze Mille di Nadége Trebal, che oltre a dirigere il suo primo film di finzione – dopo due documentari – lo ha scritto e interpretato da protagonista insieme ad Arieh Worthalter.
Frank è un precario con un’attività di riparatore di auto illecita, laddove intercetta i clienti all’entrata di un grande sfasciacarrozze. Scoperto viene cacciato insieme alla figlia di Maroussia con cui divide il talamo. Vivono in un piccolo monolocale periferico, povero ma dignitoso e la donna riesce ad avere un introito fisso accudendo due gemelli appena nati. Frank accetta un lavoro a settecento chilometri di distanza e promette alla sua amante di tornare dopo aver guadagnato dodicimila euro pari al salario di un anno di Maroussia.
Dopo questo incipit, Douze Mille si sviluppa in episodi tra il picaresco e la farsa, con il povero Frank che, al suo arrivo, scopre che il posto di lavoro da operaio non c’è più. Sorta di personaggio chapliniano, l’uomo si arrangia come può tra la vendita di stecche di sigarette di contrabbando, i balletti improvvisati per gli operai della raffineria per racimolare qualche moneta, assumere l’incombenza di corriere di denaro da restituire a madri scontrose, fino a infiltrarsi al porto come guardia notturna abusiva, il che gli consente di mettere su un giro di furti notturni compiuti da un gruppo di ragazze conosciute nei bar della zona.
La Trebal innesca e incrocia due tematiche molto in voga in questi anni: la narrazione di un amore e delle prove di resistenza, che si devono superare per mantenere saldo il legame di coppia, messo sempre a prova dagli eventi, e la denuncia delle condizioni di vita di un sottoproletariato urbano, reso precario e ai margini della società da un sistema produttivo che respinge invece di accogliere. Ma Douze Mille, se in qualche modo s’ispira in modo indiretto al cinema di Ken Loach e di Stéphane Brizé, è pervaso da una vena surreale, espressa attraverso le diverse sequenze di ballo di Frank, Maroussia, fino ad arrivare alla danza notturna nel deposito del porto tra i container del gruppo di ladre complici di Frank. Trebal ha uno sguardo intenso come attrice e lo riverbera anche nella scrittura dei personaggi, nella messa in scena dei loro corpi, ma sbanda leggermente proprio nella parte centrale, in cui spinge fin troppo il pedale su un realismo magico che non sempre riesce ad amalgamare nella narrazione. Detto ciò, Douze Mille è un’altra pellicola d’interesse che mantiene alto il livello del concorso di quest’anno: i due personaggi creati dalla Trebal sono empatici e la loro storia d’amore (con happy end) è una carezza all’anima.