Due fratelli, un film franco-britannico del 2004 diretto dal regista Jean-Jacques Annaud, che segue le vicende di due cuccioli di tigre separati alla nascita che si rincontreranno una volta cresciuti. Il film è stato girato a Bangkok, in Thailandia, a Phnom Penh, in Cambogia, a Parigi e negli Studios 91 Aropajon, a Saint Germain les Arpajon (Francia). Scritto e diretto da Jean-Jacques Annaud, con la fotografia di Jean-Marie Dreujou, il montaggio di Noëlle Boisson e le musiche di Stephen Warbeck, Due fratelliè interpretato da Guy Pearce, Jean-Claude Dreyfus, Freddie Highmore, Philippine Leroy-Beaulieu. Monique Angeon, Thierry Le Portier, Randy Millere ed Hubert Wells hanno addestrato gli animali usati nel film, mentre Michael Luppino, Pascal Molina e Martha Gonzales, tra gli altri, hanno seguito gli effetti speciali.
Sinossi Anni ’20, Angkor, Cambogia. I due cuccioli di tigre Kumal e Sangha, tolti ai genitori appena nati e successivamente separati, si ritrovano casualmente dopo molti anni. Il loro destino sarà segnato da un cacciatore arrivato sino a lì per depredare le statue del tempio. I tigrotti verranno messi uno di fronte all’altro in un’arena per un duello mortale.
Salvate la tigre, diceva metaforicamente un film con Jack Lemmon. Jean-Jacques Annaud, autore de Il nome della rosa, amplifica il messaggio col WWF: il felino rischia l’estinzione, ne sono rimasti solo seimila. Rispetto a loro, e alle decine di controfigure, gli esseri umani, colti nel colonialismo francese anni ’20, sono burattini senza interesse, che parlano come Clouseau nella ‘Pantera rosa’: ma l’attenzione e la sensibilità con cui Annaud entra nella fauna, spiando e scrutandone le reazioni, è paziente e straordinaria. Scritto in vacanza e girato sul Mekong, Due fratelli è una divertente avventura melò-etnica, con accattivanti guaiti nella colonna sonora. Anche a voler dare per scontate le prodezze di una lavorazione senz’altro difficile, bisogna riconoscere, poi, ad Annaud un non piccolo merito: quello di evitare l’eccesso di antromorfizzazione degli animali, con cui casa Disney ha colonizzato l’immaginario di intere generazioni di spettatori. A un altro tipo di colonialismo, quello storico della Francia sull’Indocina, il regista s’oppone con altrettanta energia. Mettendo in scena i felini come autentici eroi da romanzo, con Due fratelli Annaud ci offre un film semplice, riposante ed emozionante allo stesso tempo dove, a grattare un po’ la crosta, si può anche trovare un sotto testo allegorico. Questo è una di quelle pellicole in cui il protagonista principale non è l’uomo che viene relegato in un ruolo assolutamente marginale e poco piacevole (se non con qualche rara eccezione), ma è l’animale, che viene ripreso in modo tale da rimandare allo spettatore non solo la sua prestanza e possanza fisica, la sua magnificenza ed eleganza, ma anche e soprattutto tutti quegli aspetti, come ad esempio le emozioni, che spesso si considerano inadeguati per tutte le altre razze animali che non siano quella umana.
Delicato, semplice, immediato e dolce, il film è anche un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione delle specie in via d’estinzione: a causa della scomparsa del suo habitat naturale, la tigre rischia l’estinzione, ed è davvero un peccato pensare che non si potranno più ammirare esemplari meravigliosi come quelli che hanno “recitato” in questo film.