Al Cisterna Film Festival, nella sezione Focus On Asia, possiamo trovare il cortometraggio firmato da Ali Asgari: Daily.
La trama si concentra su un padre e i suoi due figli che arrivati tardi all’aeroporto sono in attesa di aspettare il volo successivo. Sarà proprio in queste due ore che accadrà qualcosa che cambierà il punto di vista dell’uomo sull’essere padre.
Ali Asgari nasce a Tehran, Iran, si laurea in cinema proprio nella nostra penisola all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Precedentemente ha partecipato a vari Festival fra cui la Berlinale Talent Campus nel 2013 e con altri cortometraggi anche al Festival De Cannes. Il suo corto The Baby è stato premiato al Festival del Cinema di Venezia nel 2014.
Nei sui precedete lavori fra cui The Silence (2016) and Disappearance (2017), presentato quest’ultimo al festival del cinema di Toronto, entrambe le opere parlano con un’impostazione concreta e decisamente realistica. Coinvolgono persone con difficoltà, trovandosi costrette ad affrontare autorità o burocrazie. Notiamo come, anche nelle sue precedenti opere, il regista abbia molto a cuore la questione dell’uomo. Dimostrando come il cinema diventi il mezzo migliore per parlare e comunicare riguardo alle situazioni sociali del mondo. Nei film del regista iraniano si percepisce un’esigenza a negoziare attraverso i film stessi. Ecco quindi che i suoi film appiano con toni desaturati, calmi, riflessivi e senza effetti speciali. Asgari preferisce un cinema semplice, ma quanto mai tagliente. Un cinema del reale.
Asgari anche in quest’ultima opera si dimostra in linea con i sui precedenti lavori. Delay, letteralmente “ritardo”, coinvolge un padre che in un arco temporale ristretto si trova a confrontarsi e scontrarsi con una situazione che si rivelerà foriera di cambiamenti. Quello che colpisce di questo cortometraggio è, sicuramente, come il regista abbia deciso di soffermarsi su una riflessione profonda, come quella di essere padre e cosa comporti questo ruolo. Il fattore sul quale si sofferma la nostra attenzione è l’attenta riflessione su come il cambiamento si possa manifestare in una temporalità mutevole e quotidiana. Il regista sembra comunicarci che la mutevolezza della vita è sempre dietro l’angolo. Un mutamento può sempre avvenire in un momento inaspettato. Un episodio significativo che si scontra, ancora una volta come consuetudine del regista, con le autorità si rivelerà foriero di una profonda riflessione di vita e sul ruolo genitoriale.
Il regista con estrema attenzione si dimostra capace di mescolare il fattore quotidiano verso quelle che sono profonde riflessioni sociali e politiche. Asgari attinge dal reale per farne una critica quanto mai tagliante verso la sua realtà. Le modalità con cui sceglie di farlo sono però non esibite, ma al contrario educate e non manifestate; ed è proprio questa scelta registica che si rivela efficacie nel rappresentare situazioni del reale con estrema pragmaticità, abbandonando quelli che si rivelano essere orpelli estetici eccessivi. Il regista iraniano preferisce la dimensione del piccolo e del quotidiano, raccontata così come si presenta innanzi alla sua macchina da presa, dimostrandosi estremamente rispettoso verso quello che riprende. Ne deriva è un cinema realistico, ma quanto mai lacerante sul piano sociale e quotidiano.
Alessia Ronge