In O Banquete di Daniela Thomas un gruppo di intellettuali e appartenenti all’alta borghesia brasiliana si ritrova per festeggiare l’anniversario di matrimonio di Bia (Mariana Lima) e Mauro (Rodrigo Bolzan). Quest’ultimo ha scritto una lettera aperta contro il presidente del suo paese Fernando Collor de Mello, accusandolo di malaffare, e pubblicata sul giornale di cui l’uomo è editore.
La prima inquadratura di O Banquete è un dettaglio di una pianta carnivora che divora una mosca per spostarsi su un primissimo piano di un giovane, che scopriremo essere il cameriere della cena organizzata da Nora (Drica Moraes) nel suo lussuoso appartamento. Metafora abbastanza marcata della vicenda: la rappresentazione di una tragedia di un’intera classe sociale che si autopunisce e non è riuscita a elaborare la loro sconfitta sociale. La cena raffigura tutte le viltà, le ipocrisie, le bugie e le meschinità dei commensali riunitisi intorno alla tavola sontuosamente imbandita dalla padrona di casa che, nella realtà, attendono l’arresto di Mauro per aver pubblicato la lettera. Un gioco al massacro in dialoghi fitti e sferzanti, dove i temi da tragedia greca sono sempre allusi tramite il disvelamento dei differenti tradimenti incrociati dei vari personaggi. Così il cibo è l’occasione per parlare di sesso espresso nelle sue varie forme – compreso l’amore saffico e omosessuale – che appare come un velo di parole dietro cui si nasconde l’inadeguatezza dei protagonisti.
La vicenda ambientata agli inizi degli anni Novanta, dopo la fine di una lunga dittatura militare e l’elezione del primo presidente democraticamente eletto (che storicamente subirà l’impeachment e la destituzione dopo appena due anni di mandato), mette in scena le ferite aperte di un intero paese che non è riuscito a fare i conti con il proprio passato e che le dinamiche interne del gruppo sono una sua sineddoche.
La Thomas è anche drammaturga e autrice della sceneggiatura di O Banquete e questo suo retroterra teatrale viene innestato nella scrittura del film, supportato dal e sul lavoro degli attori, girato completamente in interni con un’unità di tempo (la durata della cena) e di luogo (la sala da pranzo della casa) così da rendere esplicita una messa in scena implosiva. L’opera della regista brasiliana ha molte affinità con la commedia Il dio del massacro della drammaturga francese Yasmina Reza – da cui Roman Polanski ha tratto Carnage – e dal recente The Party di Sally Potter, ma non riesce mai a elevare lo sguardo al di là di quello che succede intorno al tavolo. Certo, il senso di claustrofobia è ancora più esaltato dalla messa in quadro molto stretta, da una cinepresa che sta – letteralmente – addosso agli attori, con molte inquadrature che si soffermano sulla difficoltà della messa a fuoco da un volto a un altro, altra metafora dell’impossibilità dei personaggi di focalizzarsi su ciò che è realmente importante, racchiusi nel loro piccolo mondo. Se la scelta formale da un lato è la più coerente per mostrare l’azione e la psicologia dei protagonisti, dall’altro lato è pure un limite che non sempre la Thomas riesce pienamente a controllare, risultando a volte stucchevole. O Banquete non ha guizzi originali come O Beijo no Asfalto, né tantomeno rischia fino in fondo nel portare a compimento le parole e i pensieri dei personaggi in azioni disturbanti (come, ad esempio, hanno fatto Juliana Rojas e Marco Dutra con A Boas Maneiras), restando in un perimetro di cinema confortevole e intellettualmente standardizzato.
Presentato in concorso al Festival Internazionale del Cinema Brasiliano Agenda Brasil, O Banquete risulta comunque un film da “camera” soddisfacente sorretto da un ottimo cast su cui spiccano le attrici (a cui va un plauso per la loro interpretazione), in particolare Mariana Lima e Drica Moraes.