Agenda Brasil, Festival Internazionale di Cinema Brasiliano, ha aperto i battenti ieri al MIC – Museo Interattivo del Cinema a Milano con la proiezione di O Beijo no Asfalto di Murilo Benicio, giovane attore, famoso come interprete di telenovelas, qui alla sua prima regia. Benicio scrive la sceneggiatura basandosi sulla tragedia omonima dello scrittore e drammaturgo brasiliano Nelson Rodrigues, trasponendo sul grande schermo per la terza volta nella storia del cinema nazionale la vicenda di Arandir, giovane impiegato che assiste all’investimento di un uomo. Questi, in punto di morte, sussurra all’uomo il desiderio di un bacio. L’evento viene visto da un giornalista scandalistico che crea un caso mediatico per aumentare le vendite del suo giornale con la collaborazione di un violento e frustrato commissario di polizia.
O Beijo no Asfalto ha molte assonanze con i drammi di Tennessee Williams e di Arthur Miller, in una sorta di serendipità culturale dove i temi dei pregiudizi sociali, sessuali e la confezione di una colpa, cucita addosso alla vittima sacrificale per soddisfare la massa del mostro da colpire, per giustificare le proprie insicurezze e debolezze, sono elementi portanti della tragedia e temi universali. Così, un gesto di amore innocente verso in prossimo è trasformato in uno scandalo omosessuale in cui tutti – nessuno escluso – esprimono il loro disprezzo e odio basato su una cultura prevaricatrice e machista. Il povero Arandir si troverà alla fine solo, abbandonato anche dall’amatissima moglie, ormai anche lei avvelenata dalle pressioni sociali e dalla persecuzione della polizia. Del resto, il tema principale è una condanna esplicita verso una società in cui la stampa e la polizia sono il braccio armato per il controllo dell’opinione pubblica, esercitato attraverso l’inganno e la costruzione non solo di notizie false, ma di una realtà alternativa dove il bene viene affogato nell’esercizio del male, una pratica della malvagità fine a se stessa, se non per soddisfare i piccoli-grandi egoismi di uomini e donne che hanno solo questo orizzonte.
Ma, al di là della storia, l’originalità di O Beijo no Asfalto è data dalla sua messa in scena. Murilo Benicio compie un’operazione formale sfruttando un bianco e nero che dona un’estetica da reportage e scopre il meccanismo dello specifico prima teatrale e poi filmico. Infatti, nella prima lunga sequenza vediamo l’intero cast degli attori che intorno a un tavolo lavora sulla lettura del testo. Ci troviamo su un palco di teatro e la macchina da presa gira sinuosa intorno agli interpreti. Da lì si passa poi a sequenze in cui la cinepresa inquadra in totale gli attori in scena, disvelando la macchina teatrale, con scene e quinte, oppure il profilmico del set, arrivando a riprendere l’operatore che a sua volta sta effettuando una carrellata a seguire di un’attrice. Il passaggio continuo tra lettura, teatro e cinema attraverso l’occhio della cinepresa opera nella sua forma la costruzione della finzione della realtà, così come i personaggi ricreano un sentimento popolare fittizio. In questo modo, l’operazione metateatrale e metacinematografica, con l’annullamento della quarta parete e lo sconfinamento della messa in quadro, mette a nudo e rende cosciente lo spettatore della composizione delle dinamiche emotive attraverso una storia che si compone davanti ai propri occhi basata sul falso ovvero sul travisamento della realtà. Ancora O Beijo no Asfalto è una dimostrazione di come la prassi della visione non è mai oggettiva, ma è influenzata dalla narrazione di ciò che si vede. E il giovane regista brasiliano dà una prova di grande maturità compositiva e di controllo della materia che rende la sua opera prima una vera rivelazione.