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Last action hero – L’ultimo grande eroe: La rosa purpurea del Cairo action di Schwarzenegger

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Quale cinefilo degno di questa classificazione non conosce La rosa purpurea del Cairo, tramite cui Woody Allen raccontò nel 1985 di una giovane donna che, negli anni della grande depressione, si trovava ad interagire con il protagonista del film suggerito dal titolo, venuto fuori dallo schermo dopo aver notato che lei era andata più volte ad assistere alla proiezione?

Terminato il decennio del machismo reaganiano che segnò nell’ambito della Settima arte a stelle e strisce il successo di figure dai possenti bicipiti quali Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, quest’ultimo finì nel 1993 al centro di una vicenda analoga rivolta, però, per lo più al pubblico dei giovanissimi affamati di facili emozioni in Last action hero – L’ultimo grande eroe, reso disponibile su supporto blu-ray da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), in collaborazione con Sony pictures Home Entertainment.

Sotto la regia del John McTiernan che lo aveva già diretto in Predator e che aveva provveduto a trasformare Bruce Willis nel John McClane di Die hard – Trappola di cristallo, infatti, il caro vecchio Terminator dei fotogrammi in movimento si trova a vestire i panni di Jack Slater, invincibile eroe di una saga cinematografica di successo nel cui ultimo film, grazie ad un magico biglietto cinematografico che è un passaporto per un altro mondo, finisce catapultato il piccolo fan Danny, interpretato dall’Austin O’Brien che aveva esordito l’anno precedente ne Il tagliaerbe.

Piccolo fan la cui vicenda, in certo senso, appare in qualità di variante in salsa metacinematografica di quella vissuta dal Bastian de La storia infinita leggendo l’omonimo testo letterario, con la differenza che, complici abbondanti dosi di ironia, in questo caso si gioca con gli stilemi degli action movie per prenderne in giro le esagerazioni che li tempestano.

Perché, mentre Tom Noonan incarna un temibile squartatore e a Charles Dance e Anthony Quinn spettano i compiti dei villain malavitosi di turno, è sufficiente osservare le inverosimili esplosioni che tempestano l’inseguimento automobilistico con sparatorie sulle note di Big gun degli AC/DC per comprendere quanto le due ore e dieci di divertente visione intendano prendersi tutt’altro che sul serio.

Una sequenza che, insieme a quella tesissima che coinvolge durante il funerale di Leo la Scorreggia (!!!) un elicottero, una gru e un ascensore in pericolo di caduta, rientra tra le maggiormente spettacolari dell’operazione, impreziosita da una ricca colonna sonora hard rock comprendente, tra le altre, Angry again dei Megadeth, Two steps behind dei Def Leppard e la Dream on degli Aerosmith in versione live.

Un’operazione che, tra una fugace apparizione per Tina Turner e, nelle esilaranti parti di se stessi, di star del calibro di Chevy Chase, Jean-Claude Van Damme e Little Richard, dissemina omaggi alla meravigliosa invenzione dei fratelli Lumière – dall’immagine della bicicletta che vola davanti alla luna piena come avvenne in E.T. – L’extraterrestre alla sigla di Ai confini della realtà ascoltabile in un particolare momento, fino a tirare in ballo la morte de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman e interventi di F. Murray Abraham con tanto di battute su Amadeus – per concretizzare un blockbuster d’intrattenimento finalizzato, però, a fornire una intelligente riflessione relativa all’importanza di tenere sempre separate la realtà e la fantasia.

Senza dimenticare di ribadire che i politici sono peggiori di qualsiasi cosa e che al di qua dello schermo non solo le pistole vanno sempre ricaricate, ma si prova dolore.

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