Tacchi a spillo (Tacones lejanos) è un film del 1991 diretto da Pedro Almodóvar, con Victoria Abril, Marisa Paredes, Miguel Bosé, Féodor Atkine. Ispirandosi alle atmosfere dei mèlo di Douglas Sirk (l’uso della fotografia si rifà a quel determinato genere, che ha come capolavori Come le foglie al vento e Lo specchio della vita), Tacchi a spillo è un travolgente concentrato di stravaganza creato sulla base di una storia apparentemente scontata, eppure realizzata con originalità. Col passo sospeso ed appassionato del melodramma, colorato da tinte cromatiche incandescenti ed intense, Pedro Almodòvar costruisce un imprevedibile thriller sentimentale servendosi di luoghi comuni e stereotipi con raffinata maestria. Coerentissima e suggestiva la citazione bergmaniana di Sinfonia d’autunno. Tacchi a spillo è anche un impetuoso dramma famigliare sui conti in sospeso di un passato difficile.
Sinossi
La mamma (Paredes) fa la cantante, si fa chiamare Becky del Paramo ed è di ritorno con un aereo dal Messico. La figlia (Abril) si chiama Rebecca, vive con Manuel, ex amante della madre, e più che altro non è mai riuscita a risolvere il complesso d’inferiorità che la condiziona nei confronti della mamma. Poi Manuel viene trovato cadavere ed è Rebecca ad accusarsi pubblicamente dell’omicidio. Melodramma ammiccante e spudorato, pieno di tutti i luoghi comuni del genere e del cinema del regista spagnolo: rapporti conflittuali tra madre e figlia, passioni, agnizioni, travestitismo. Memorabili l’esibizione di Miguel Bosè “en travesti” che imita Mina cantando “Un anno d’amore” e la confessione, trasmessa in diretta al telegiornale con “traduzione simultanea” per sordomuti.
Che ho fatto io per meritare questo? (¿Qué he hecho yo para merecer esto?) è un film del 1984 scritto e diretto da Pedro Almodóvar che riprende parzialmente il breve racconto di Roald Dahl Cosciotto d’agnello (Lamb to the Slaughter) del 1953. Il film presenta, seppur in maniera acerba, alcune delle tematiche ricorrenti nella filmografia del grande regista spagnolo. In questo Che ho fatto io per meritare questo?, Almodóvar introduce ad esempio il tema dell’omosessualità, argomento sviluppato però in maniera più compiuta in pellicole successive, come La legge del desiderio del 1987 e Tutto su mia madre del 1999. Gloria rappresenta l’eroina moderna, personaggio spesso centrale nei film di Almodóvar, ovvero una donna comune e dalla personalità apparentemente semplice, capace però di qualsiasi cosa. La protagonista di Volver, Ramunda, interpretata da Penélope Cruz, ricalca ad esempio tali caratteristiche. Come nel successivo e ben più apprezzato Donne sull’orlo di una crisi di nervi del 1988, Carmen Maura viene chiamata a vestire i panni di una donna afflitta da problemi di natura essenzialmente emotiva ma in grado nel finale di risollevarsi, seppure attraverso un percorso sofferto e costellato da risvolti psicologici amari. Con Carmen Maura, Ángel de Andrés López, Veronica Forqué, Kiti Manve.
Sinossi
Gloria è disperata: lei lavora come donna delle pulizie in un palestra, suo marito Antonio vive nel ricordo di Ingrid, la sua amante tedesca; dei due figli, Toni fa lo spacciatore e Miguel, omosessuale, fa “la vita”. Per di più, deve sopportare in casa anche la madre di Antonio. Per fortuna c’è Cristal, prostituta ma vera amica. In una lite, Gloria finirà per ammazzare Antonio con un osso di prosciutto, ma non per questo le cose andranno a posto… Pedro Almodovar scatenato, in uno dei suoi film migliori, quando ancora la sua fama oltrepassava a fatica i confini spagnoli e il suo nome non era ancora una firma destinata ai circuiti internazionali. Narrazione tumultuosa e vetriolo a ruota libera.