Lawrence d’Arabia (Lawrence of Arabia), un film kolossal del 1962 diretto da David Lean, vincitore di sette Premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia. Con Peter O’Toole, Alec Guinness, Anthony Quinn, Omar Sharif. La colonna sonora di Maurice Jarre è eseguita dalla London Philharmonic Orchestra ed è stata premiata con un Oscar. 7 premi Oscar, 5 Golden Globe, 5 Bafta, 2 David di Donatello e un Nastro d’Argento
Sinossi
Il tenente T.E. Lawrence, del Quartiere Generale Britannico al Cairo, viene mandato tra le tribù arabe in rivolta contro il governo turco con il compito di rinfocolare la rivolta. Dopo un’azione audacissima e la presa della piazzaforte di Aqaba, l’ufficiale, che ha assunto i costumi e la mentalità locali, diventa la guida carismatica degli arabi che ora vuole emancipare contro gli stessi interessi del governo inglese. Le sue imprese gli hanno creato attorno un’aura di invincibilità che lo condiziona psicologicamente spingendolo fino all’autolesionismo. Divenuto troppo ingombrante, Lawrence viene messo in disparte. Gli arabi però sono ormai coscienti della loro appartenenza nazionale e possono dar vita a uno stato unitario.
Lawrence d’Arabia è considerato da molti cinefili anglofoni “the greatest epic of all times“, il miglior film di genere epico-storico-avventuroso della storia del cinema. Si tratta di un kolossal decisamente superiore alla media, un film che offre sequenze indimenticabili di insuperata potenza visiva, che per essere gustate appieno andrebbero viste sul grande schermo. Se il cinema è un’arte essenzialmente visiva, legata prima di ogni altra cosa all’immagine, questo film resta fra i più belli che si siano mai visti a livello figurativo: sequenze come quelle dell’arrivo di Omar Sharif sotto forma di miraggio, l’attraversamento del deserto del Nefud e il salvataggio di Gasim, la presa di Aqaba e la morte del giovane servitore nelle sabbie mobili restano pezzi di cinema davvero memorabili. David Lean eccelle nella sapiente valorizzazione delle ambientazioni, nell’utilizzo della bellissima colonna sonora di Maurice Jarre, nell’ottima direzione degli attori con una grande interpretazione di Peter O’Toole come Lawrence e un altrettanto mirabile Omar Sharif come sceriffo Alì (molto meglio qui che ne Il dottor Zivago). Si potrebbe discutere sulla veridicità di certi particolari storici o sulla caratterizzazione di certi personaggi (il generale Allenby pare sia stato ritratto in termini più negativi rispetto alla realtà), come è stato fatto, ma ciò non influisce sulla sostanza del film; la drammaturgia dello scrittore teatrale Robert Bolt è abile nel ritrarre Lawrence come un eroe ambiguo e impenetrabile e al contempo riesce a dare un taglio spedito alla narrazione, pur con qualche inevitabile semplificazione. Dopo l’incidente a Deraa, in cui Lawrence fu torturato e violentato dai Turchi, il protagonista sembra diventare un personaggio simile all’Amleto di Shakespeare, e certi contorsionismi facciali di O’Toole accentuano questa impressione; fuorviante, probabilmente, l’accusa di aver tralasciato quasi del tutto la sessualità di Lawrence fatta dal Mereghetti, poiché su questo argomento non ci sono certezze neppure nei biografi, anche se si ritiene che probabilmente fosse omosessuale, e in un film del 1962 era praticamente impossibile mostrare il protagonista in quel ruolo. Una volta tanto, sette Oscar ben dati e un meritato successo internazionale per questo capolavoro del cinema spettacolare