Film da Vedere

Black Book di Paul Verhoeven

Settembre 1944: l’ebrea Rachel Stein, splendida soubrette del varietà, fugge dalla Germania nazista per rifugiarsi in Olanda dopo che la sua famiglia è stata sterminata dal comandante Franken. Per vendicarsi di coloro che – tradendo – hanno favorito la carneficina, Rachel assume la nuova identità di Ellis de Vries e si infiltra tra gli alti ufficiali tedeschi.

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Black Book, un film del 2006 diretto da Paul Verhoeven, ambientato durante la seconda guerra mondiale. Al tempo della sua uscita nelle sale, il film risultò essere il più costoso mai realizzato nei Paesi Bassi (oltre 20 milioni di euro). Sempre nei Paesi Bassi, è il film più visto di sempre e quello che ha ottenuto più incassi al botteghino nel 2006. Al 27 Maggio 2007 ha collezionato oltre 1.000.000 di spettatori, incassando 10.058.486 euro. Ha inoltre incassato più di 4 milioni di dollari negli USA, più di 1 milione di sterline in Gran Bretagna e oltre 7 milioni di euro nel resto del mondo. Con Carice van Houten, Sebastian Koch, Thom Hoffman, Halina Reijn, Derek de Lint.

Sinossi
Settembre 1944: l’ebrea Rachel Stein, splendida soubrette del varietà, fugge dalla Germania nazista per rifugiarsi in Olanda dopo che la sua famiglia è stata sterminata dal comandante Franken. Per vendicarsi di coloro che – tradendo – hanno favorito la carneficina, Rachel assume la nuova identità di Ellis de Vries e si infiltra tra gli alti ufficiali tedeschi.

Nell’Olanda del 1944, occupata dai nazisti, la Resistenza fa quello che può nell’attesa che arrivino gli inglesi, i russi e gli americani. Potrebbe riassumersi così questo film dalla trama fittissima, due ore e venti di durata, al centro del quale c’è una cantante ebrea (Carice van Houten) che vede uccidere tutti i suoi familiari durante un agguato, proprio mentre insieme a loro sperava di poter riparare nel vicino Belgio. Entrata a far parte della Resistenza, la ragazza, grazie alle sue capacità seduttive, riesce ad accedere al quartier generale nazista e a carpire segreti e progetti militari. Tra doppiogiochisti dell’una e dell’altra parte, imprevisti di ogni tipo e olandesi giustiziati un tanto al chilo, la sua impresa si rivelerà assai più difficile del previsto. Black book, girato dal regista olandese Paul Verhoeven dopo un lungo, volontario e proficuo esilio ventennale a Hollywood (Robocop, Basic instinct, eccetera), è uno di quei film nei quali la trama è davvero tutto. La capacità di raccontare, di piazzare colpi di scena a non finire, di puntare sul doppiogiochismo da ambo le parti sembra essere talmente urgente da far dimenticare al regista (quasi) tutto il resto: dalla recitazione, meno che dilettantesca, alle scene di massa, girate con approssimazione, per non parlare di quelle di azione. Nonostante tutte le difficoltà della messa in scena, il film – tratto da fatti realmente accaduti – si lascia vedere proprio grazie a una trama avvincente e al ritmo serrato, che non ha mai cadute. Il film possiede un notevole ritmo interno, che travolge avventura e spettatori: questi ultimi rimangono a bocca aperta di fronte a un’eroina ebrea che sta col nemico, perché l’opportunismo alligna da entrambe le barricate. Di ritorno in patria, Verhoeven si conferma regista ispido e controverso.

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