Cosa succede quando un fratello e una sorella sono così legati da affinità elettive da rendere difficile la creazione di un rapporto sentimentale con un affetto nuovo ed esterno? Questo è quanto sperimenteranno Sophia e Karim, in La femme de mon frère, film di apertura della sezione Un Certain Regard a Cannes 2019, scritto e diretto dall’attrice e realizzatrice Monia Chokri, nata in Québec con origini tunisine.
Una commedia irriverente, al fulmicotone, piena di verve, estro, dialoghi caustici e velocissimi, a cui è difficile stare dietro, ma che rivelano tutte le nevrosi e la vitalità della protagonista, l’intelligente Sophia (evidente alter-ego della regista), 35enne appena dottorata, che non riesce a trovare il suo posto nel mondo – troppo qualificata per fare alcune cose, troppo poco per farne altre, disinteressata a mettere su famiglia o a fare carriera – che riversa amore, amicizia e umorismo sul fratello Karim, il quale la ricambia e la comprende, smussandone le angolazioni troppo appuntite e contenendone le ansie e gli eccessi con scherzi continui, piccoli calembour e fughe avventurose. Anche i genitori (immigrati tunisini laici e di larghe vedute) sembrano accettare di buon occhio questa situazione, e la famiglia si riunisce di quando in quando con grande soddisfazione. Improvvisamente un cambiamento repentino si affaccia all’orizzonte: accompagnando la sorella a una visita, Karim conosce la ginecologa Eloïse, abbastanza fuori di testa da poter bucare il sistema inossidabile dei due fratelli di sangue, e se ne innamora perdutamente. Da qui il ritmo del film inizia a rallentare: la gelosia verso il fratello, la fidanzata e la nuova vita di coppia producono situazioni esilaranti ma anche malinconiche, rendendo impossibile la vita di Sophia, che invano cerca la compagnia di vecchie amiche – ormai tutte accasate ed interessate solo a figli, mariti e pettegolezzi – o di improbabili partner, che la fanno sentire ancora più sola, finché la ragazza non deciderà di tornare a vivere, grazie anche ai consigli del simpatico padre, una vita accettabile se non la migliore possibile e sognata.
La Femme de mon frère racconta, attraverso il personaggio di Sophie/Mounia, un’intera generazione, piena di talento, energie e desideri, tutti estremamente difficili da orientare: amicizia, amore, famiglia, legami, stereotipi, politica, maternità, compromessi, immigrazione. Il film tocca tutti questi temi, alcuni in modo apparentemente superficiale, indicando la faticosa ricerca di equilibrio in un quotidiano che può diventare claustrofobico, come evidenziato anche da certe scelte scenografiche (carta da parati e tappezzerie vintage, abiti dai colori forti). Amica e connazionale dell’enfant prodige Xavier Dolan, per il quale ha recitato nel film Gli amori immaginari, Monia Chokri sembra condividere con il regista una visione dissacrante e complessa del mondo delle relazioni familiari, oltre a un grande talento artistico. Ottima, e non facile, la prova attoriale di Anne-Elisabeth Bossé, una Sophia dal volto spigoloso ed autentico nell’esprimere un ampio ventaglio di emozioni e sfumature.