Ritorno al futuro (Back to the Future), un film del 1985 diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd. Prodotto da Steven Spielberg. Primo episodio della trilogia omonima, è considerato un’icona del cinema degli anni ottanta e ha riscosso un enorme successo a livello internazionale. La pellicola ha ricevuto il premio Oscar al miglior montaggio sonoro. In occasione del suo 25º anniversario, il 27 ottobre 2010 il film è stato riproposto per un solo giorno nelle sale cinematografiche italiane; la stessa cosa si è ripetuta il 21 ottobre 2015, in corrispondenza della data di viaggio verso il futuro dei protagonisti nel secondo capitolo della serie. Nella versione in italiano del film, i protagonisti Marty McFly (Fox) e “Doc” Emmett L. Brown (Lloyd) sono doppiati rispettivamente da Teo Bellia e Ferruccio Amendola. In fase di adattamento dei dialoghi, sono stati effettuati anche alcuni cambiamenti di testo. Nella versione italiana del film, così come per tutte le altre nazioni, sono stati presi precedenti e precisi accordi contrattuali su tutti i marchi registrati citati nelle varie versioni delle varie lingue. Con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson.
Sinossi
Marty incontra una sera il dott. Brown, un tipo spiritato che ha inventato una macchina del tempo perfettamente funzionante. Appena Brown finisce di spiegare al ragazzo come usare il veicolo, sopraggiungono i terroristi libici a cui ha rubato il plutonio per l’alimentazione e lo uccidono. Inseguito a sua volta Marty aziona il meccanismo e finisce dritto nel 1955, dove incontra i genitori ancora ragazzi. Un classico, ormai, un film che dà tutto il peso della nostalgia reaganiana per gli anni ’50. Sceneggiatura ingegnosa, regia mossa ed energica di Zemeckis, produzione Spielberg. Un cult l’esecuzione “avveniristica” di Johnny B. Goode.
Pietra miliare del cinema fantasy e cult generazionale, Ritorno al futuro segna il primo grande successo di Robert Zemeckis, lanciato da Spielberg, qui in veste di produttore esecutivo della pellicola. Sono gli anni in cui il cinema americano riscopre la provincia (in particolare quello rivolto al target adolescenziale, come ad esempio E.T. e I Goonies): luogo magico dove i sogni di fuga dalla piatta quotidianità possono avverarsi. Ritorno al futuro è un revival nostalgico degli anni ’50: come in Peggy Sue si è sposata, ecco che il viaggio nel tempo si lascia alle spalle gli anni delle grandi speculazioni in borsa per riscoprire i balli scolastici al suono del boogie-boogie e rock’n roll, i fumetti e le storie di science-fiction, le spericolate gare di corsa in macchina. Zemeckis mette a confronto con autoironia due generazioni, osservando come quel perbenismo tipico della famiglia media americana sia spesso soltanto “di facciata”. È soprattutto la celebrazione ottimistica dell’american dream, secondo cui un cameriere nero può aspirare al trionfo come sindaco, così come un ex star di Hollywood (un certo Ronald Reagan) diventare Presidente: un tema caro al regista, che riproporrà con altrettanta ironia (seppur più amara) in Forrest Gump, altro viaggio nella storia del mito americano. Un film sempreverde che tale è diventato grazie a un’idea stimolante (il sogno condiviso di vedere dal vivo il passato), sviluppata in maniera scattante, con una felice profusione di idee a ornare un itinere prodigo di divertimento condito anche da qualche (possibile, qualora lo si voglia) riflessione in più. Fantascienza dinamica che punta decisa all’entertainment, avvalendosi della fantasia sfrenata di Robert Zemeckis e di una scrittura fluida che insieme provocano oltre che le risate anche un effetto nostalgico che oggi funziona meglio di ieri visto che oltre agli anni ’50 adesso lo stesso discorso vale anche per gli ’80. In tal senso il contrasto tra questi due periodi è ricreato con abilità, ovviamente è spassosissimo soprattutto il primo (lungo) approccio del disorientato Marty, ma anche tutta la costruzione a seguire piazza numerose gag ad effetto, battute fulminanti e un utilizzo di linguaggi diversi. Importante per la riuscita l’affiatamento tra Michael J. Fox e Christopher Lloyd, molto diversi tra loro ma in grado di trasmettere un gran senso di amicizia e fiducia (oltre che caratterizzare i propri personaggi, Lloyd poi è un perfetto scienziato pazzo), mentre tra i temi, per lo più elementari (ma anche ben svolti), particolarmente interessante è il concetto per cui una semplice azione può modificare il futuro, aspetto da leggersi non solo per quanto riguarda i viaggi nel tempo, ma anche per la pertinenza con la vita di ogni giorno di ognuno di noi. E così, grazie anche a un andamento spesso brillante, Back to the future è diventato un cult hollywoodiano, che sul finale apre già al seguito (ancora lontano dal divenire) che soprattutto riesce a essere tremendamente contagioso per l’entusiasmo che emana pur giostrando su una base assai semplice. Complici dell’enorme successo del film sono anche la colonna sonora di Alan Silvestri e i brani di Huey Lewis and The News, altro elemento che denota la cura della produzione sotto la benedizione di Re Mida/Steven Spielberg. Una giostra felice.