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72 Festival di Cannes: Jeanne di Bruno Dumont (Un Certain Regard)

Con Jeanne Bruno Dumont regala dentro la sezione Un Certain Regard una pellicola totalmente moderna. Di pasoliniana ispirazione, poetica e creativa nel minimalismo, nella umanità di cui si nutre

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Con Jeanne Bruno Dumont regala dentro la sezione Un Certain Regard una pellicola totalmente moderna. Di pasoliniana ispirazione, poetica e creativa nel minimalismo, nella umanità di cui si nutre. Sequel di Jeannette – L’enfance de Jeanne d’Arc (2017), Dumont torna ossessivamente sul tema di Giovanna d’Arco nella rivisitazione teatrale di Charles Péguy (1873-1914), il cui testo e soprattutto la cui musicalità hanno ipnotizzato il regista francese. Mentre Jeannette era un film ‘in canzone’, Jeanne, adattamento di The Battles e Rouen di Péguy, appare più psicologico, focalizzandosi sui dialoghi intorno alle battaglie e alla suspense del processo.

L’aspetto musicale anche per questa pellicola si rivela una delle svolte: la necessità di continuare ad usare la storia di Giovanna d’arco e il simbolo che incarna per Dumont hanno un senso proprio per il messaggio universale che Jeanne lancia, nella resa solo apparentemente semplificata, ma non meno rigorosa e profonda che l’approccio con Péguy gli ha rivelato. Giovanna diventa una forma sublimata dell’anima umana che lotta e combatte nelle vicissitudini dell’esistere. L’eroina ci libera da ciò che è in gioco: trasfigura la nostra interiorità. Jeanne lavora per noi, esaminando il nostro mistero. L’utilizzo di Lise Leplat Prudhomme, che ha interpretato Giovanna da bambina in Jeanette, è una scelta azzeccatissima. La sua espressività, forza, spiritualità ci inchiodano alla visione e alla potenza di ciò che incarna. Il naturalismo delle dune e del campo di battaglia si unisce mirabilmente alla verticalità gotica della cattedrale di Amiens, alla sua tangibile spiritualità.

La musica affidata a Christophe, un contraltare vincente che spiazza, nei contrasti di tono, nei momenti leggeri al limite del ‘ridicolo’, chiave dei misteri dell’interiorità di Jeanne e di noi tutti mortali. E quel cielo azzurro, alto, a cui lo sguardo di Jeanne tende, un cielo fisso e immobile, temporalizza lo spirituale. L’intento di Dumont di immergere le icone tra l’umanità, oggi, riesce in pieno. Il sacro appare in una bambina che porta addosso tutto il peso, la solitudine e il mistero di Dio e della fede.

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