Un’improbabile amicizia fra Kris, una ragazzina cocciuta cui la vita non ha davvero risparmiato nulla – madre in carcere, nonna gravemente malata, problemi a scuola, sorellina piccola da accudire e mille altre responsabilità sulle spalle -, e il suo vicino di casa, il nero Abe, non più giovane ma ancora forte, che si guadagna da vivere lavorando nel rutilante circuito dei rodei, non cavalcando tori scalcianti ma sempre nell’arena, è al centro del film Bull, in gara nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2019. La regista californiana Anne Silverstein, già vincitrice a Cannes 2014 del Prix della Cinéfondation con un cortometraggio, torna a raccontare un’America squallida e disillusa, che abbandona i suoi figli più bisognosi al proprio destino – spesso fatto di piccola delinquenza e droga, sempre di alienazione -, un luogo fisico e mentale dove si muovono persone apparentemente senza speranza e senza futuro, cui rimane solo qualche sogno di gioventù.
Abe lavora nei fine settimana presso i rodei, una sera, tornando a casa, trova il caos: i suoi liquori bevuti, la sua dispensa saccheggiata, sporcizia e devastazione. Kris è entrata nella sua casa (sapendolo assente) con gli amici, per fare bisboccia e ubriacarsi: scoperta e denunciata alla polizia, la ragazza dovrà riparare, fra una visita in carcere alla madre e un’iniezione alla nonna, svolgendo attività utili che compensino Abe dei danni subiti. I due iniziano a frequentarsi come fossero un padre burbero e una figlia adolescente fra le tante. Presto Kris inizia ad appassionarsi ai rodei, ai tori, agli amici di Abe, un uomo che la vita ha indurito – la moglie lo ha lasciato perché voleva che abbandonasse i pericolosi rodei, è pieno di ferite di combattimento, beve troppo – ma a cui rimane un cuore pulsante, una passione: cavalcare i tori e insegnare ai giovani tutti i trucchi del mestiere, compresi quelli che somigliano a incantesimi. In questa parte degli Stati Uniti i bianchi e i neri sono uniti dalla miseria e dal degrado, mentre i giovani sembrano dover pagare per i peccati delle generazioni precedenti e forse di fatto è davvero così.
C’è molta energia in Bull (le gare, il tumulto, le preghiere dei toreri pronti a entrare nell’arena), ma anche molta stanchezza: non bastano i tori a far sorridere a lungo un’adolescente triste e reattiva come Kris, e non basta una notte d’amore con la ex-moglie a far riaccendere la speranza in Abe. Cercando di consolarsi a vicenda, mediante il legame che si è instaurato fra loro, i due protagonisti tenteranno, sia pur in modo diverso, di raddrizzare le proprie strade prima che sia troppo tardi per entrambi. Intensi gli attori, in particolare l’ombrosa Amber Harvard, nel ruolo di Kris, e il bravo Rob Morgan nei panni di Abe.