In streaming su Netflix Atlantique è il primo film della regista-attrice Mati Diop, vincitrice al Festival di Berlino 2024 con Dahomey.
Berlinale 2024 Dahomey; di Mati Diop vince l’Orso d’Oro
Atlantique la trama
Alla periferia di Dakar, gli operai di un cantiere decidono di prendere la via del mare, alla volta della Spagna e di un futuro migliore. Tra di loro c’è Souleiman, l’innamorato della giovane Ada, promessa ad un altro. Qualche giorno dopo la partenza notturna dei ragazzi, la festa di nozze di Ada e Omar viene rovinata da un incendio, appiccato da un disturbatore sconosciuto. Una misteriosa febbre ha contagiato le ragazze del quartiere e il nuovo commissario che si occupa del caso dell’incendio.
La recensione
Prima donna africana ad avere un film selezionato in Concorso a Cannes, Mati Diop, regista 36enne, figlia di madre francese e del musicista senegalese Wasis Diop, e soprattutto nipote del cineasta Djibril Diop Mambety – che ha orientato il suo percorso verso il cinema – sceglie Dakar come luogo simbolo per ambientare il suo primo lungometraggio, un’opera tra realtà e fantasy, che denuncia lo sfruttamento dei lavoratori senegalesi (e non solo), la piaga dei viaggi della speranza nell’Atlantico (o nel Mediterraneo fa lo stesso) in cerca di una vita migliore e, al tempo stesso, ripercorre a ritroso un viaggio nelle proprie origini.
Ada, una bellissima ragazza senegalese promessa sposa al ricco e materialista Omar, conosce Suleiman, romantico operaio in un cantiere alla periferia di Dakar e i due si innamorano perdutamente. Una notte Suleiman e gli altri operai, il cui salario non viene pagato da tre mesi dal ricco imprenditore locale, decidono di partire in piroga verso la Spagna per poter guadagnare denaro da inviare alle famiglie, ma scompaiono nel nulla a causa di una tempesta particolarmente violenta. Da quel momento si susseguono fatti strani: il giorno del matrimonio di Ada (inconsolabile e disperata), il letto degli sposi prende fuoco per autocombustione. L’ispettore addetto alle indagini inizia ad avere degli strani sintomi e, nelle notti seguenti, alcune amiche e compagne di Ada, nonché lo stesso ispettore, vengono posseduti da entità soprannaturali (Djinn o fantasmi) che chiedono all’imprenditore i soldi dovuti ai ragazzi scomparsi in mare – per le famiglie lontane – o tutti i suoi beni saranno preda del fuoco. I ‘marabout’ locali consigliano di pacificare gli spiriti e la consegna del denaro avverrà presso il cimitero. Fra incredulità e accettazione, Ada avrà finalmente l’opportunità di rivedere l’amato Suleiman attraverso il medium dell’ispettore, per potersi salutare e andare avanti.
Atlantique è dedicato a tutti coloro che muoiono in mare, ma anche a chi resta, alle donne, alle madri, fidanzate e sorelle dei tanti che partono per non ritornare. La regista, pur non essendo cresciuta in Senegal, sente queste persone come ‘cugini’ ed afferma: “La loro realtà è stata tradita. Sentivo il bisogno di riparazione, di restituzione. Questo film è stato per me l’esperienza più bella e dolorosa della mia vita, anche per me come regista. Non sono cresciuta accanto a cineaste donne che avevano il mio stesso colore della pelle. E i personaggi neri erano quasi assenti dai film che ho visto“.
Tra ricerca di identità e contemporaneità una promettente, seppur imperfetta, opera prima, con lunghe inquadrature del mare, della luna e dei volti dei ragazzi pieni di vita, costretti a morire molto prima del tempo.
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