Dopo la fine dell’assedio di Leningrado, uno dei più spaventosi della seconda guerra mondiale, la città è in ginocchio e i sopravvissuti cercano di ricostruire con fatica la propria vita, mentre altri, come i reduci paralizzati in guerra, cercano di porvi fine definitivamente. Questo è il contesto in cui è ambientato il film Beanpole, in competizione in Un Certain Regard, del regista russo Kantemir Balagov.
Iya, una ragazza alta (da cui il titolo), con un grave disturbo post-traumatico da stress, lavora come infermiera in un ospedale e accudisce un bambino che si presume essere suo figlio. Ma presto un’altra donna entra in scena, Masha, una combattente unita a Iya da una fraterna amicizia e da un comune passato denso di drammi inconfessabili, mentre il bambino muore: a poco a poco si svelano segreti che lasciano trapelare quanto spaventosa sia stata la guerra e quanto forte sia il desiderio di vita e ricostruzione. Ciascun personaggio, le due amiche, il medico umanissimo, i ricchi privilegiati, i giovani in cerca di normalità, vuole andare avanti in qualche modo, ma i traumi subiti, le sofferenze fisiche e la fame hanno debilitato corpi e spiriti. Basato sul saggio The Unwomanly Face of War, del premio Nobel Laureate Svetlana Alexievich, Beanpole racconta, attraverso una storia, le tante vicende al femminile legate alla condizione e al fondamentale ruolo svolto dalle donne nella Seconda Guerra Mondiale.
“Mi sono accorto – ha affermato il regista – dopo aver letto questo libro, di quanto poco sapevo della seconda guerra e del ruolo delle donne, e di quanto sia stato duro per loro questo spostamento di ruoli e di situazioni”. Dopo il ben riuscito Closeness, premiato nella sezione un Certain Regard a Cannes nel 2017, Balagov racconta la forza delle donne, la loro intimità e intelligenza. Film d’autore, con luci e forti colori pastello – racconta il regista di aver letto nei diari rimasti a raccontare l’assedio che, nonostante la devastazione, c’erano colori brillanti che contrastavano la natura severa della vita nel dopoguerra – che cerca l’introspezione dei personaggi con splendidi primi piani e immagini quasi sfocate e, al tempo stesso, l’identità dei personaggi. Grandi attrici, Viktoria Miroshnichenko, nel ruolo di Iya, e Vasilisa Perelygina, in quello di Masha, con la magnifica fotografia di Ksenia Sereda, per un affresco al femminile di ampio respiro.