Inside Out, il film d’animazione Disney-Pixar che indaga le emozioni della psiche umana
Il tripudio di invenzioni visive per dare corpo alle emozioni supera per grazia e fantasia quanto fatto da Pixar sin qui. Con alle spalle capolavori quali Toy Story, Montesr & Co., Alla ricerca di Nemo, Wall E, Up, la grande casa di animazione continua a non sbagliare un colpo e a confermarsi una fucina di ingegno e genialità
Inside Out, un film d’animazione del 2015 realizzato dai Pixar Animation Studios e distribuito dalla Walt Disney Pictures, diretto da Pete Docter insieme al co-regista Ronnie del Carmen. Ciascun personaggio che rappresenta un’emozione è stato creato attraverso consulti con psicologi e realizzato con uno specifico aspetto. Gioia ha le sembianze di una stella, Tristezza ricorda una lacrima, Rabbia è un mattone, Paura assomiglia a un nervo e Disgusto a un broccolo. Sebbene sia gialla Gioia è anche avvolta da un’aura blu, che sta a voler sottolineare il suo legame con Tristezza. Basato su un’idea originale dello stesso Docter, il film ha vinto la statuetta nella categoria miglior film d’animazione nell’88ª edizione dei premi Oscar. Inside Out ha incassato 356 461 711$ in Nord America e 495 172 219$ nel resto del mondo, di cui 27 140 214$ in Italia risultando il film Pixar che ha incassato di più nel paese e battendo film come Il re leone e Alla ricerca di Nemo, per un totale mondiale di 851 633 930$.
Trama Inside Out Crescere non è sempre facile e Riley, una ragazzina di 11 anni, se ne rende conto quando per seguire il lavoro del padre a San Francisco è costretta a lasciare la sua vita nel Midwest. Come tutti, Riley è guidata dalle cinque emozioni principali – Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza – che vivono nella sua mente e che la aiutano ad affrontare la quotidianità. Mentre Riley fatica ad adattarsi alla nuova grande città, nel quartier generale delle emozioni monta l’agitazione: sebbene Gioia cerchi di mantenere uno visione positiva delle cose, le restanti emozioni entrano in conflitto sul modo migliore per esplorare la nuova realtà in cui si trovano.
Recensione Inside out
Inside Out, ultimo capolavoro di Pete Docter, è incommensurabile. La piccola Riley viene al mondo e noi siamo immediatamente catapultati nella sua testa. Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia sono le pulsioni operanti che la guidano nell’espressione delle emozioni, collezionano ricordi nella forma di palle colorate da immagazzinare e selezionano quelli cardinali, quelli cioè che struttureranno la sua personalità e andranno a costruire delle isole-capisaldi caratteriali, accantonando gli episodi dimenticabili per fare spazio a nuove immagini.
Nella cabina di comando, cinque creaturine-mood identificate da un colore (blu per la tristezza, rosso per la rabbia, giallo per la gioia, verde per il disgusto, viola per la paura) si coordinano non sempre armoniosamente per gestire le reazioni di Riley, che nel frattempo cresce e raggiunge serena gli undici anni. Cosa mai potrà succedere adesso? Si chiede Gioia, la leader del gruppo, colei che vorrebbe sempre intervenire per vedere la sua amata Riley felice. A undici anni Riley e i suoi genitori si trasferiscono dal Minnesota a San Francisco e per quanto Gioia sia sempre pronta a premere il pulsante del sorriso, Tristezza (un’adorabilissima occhialuta emo blu) non può fare a meno di toccare i ricordi di Riley, anche quelli cardinali, dando loro quella sfumatura blu-malinconica. Il trasloco a San Francisco è destabilizzante: la casa non è accogliente, i compagni di scuola e di hockey non sono come quelli lasciati, il padre è sempre impegnato con il nuovo lavoro, la pizza si trova solo i con i broccoli.
Quando Gioia e Tristezza vengono chiuse per sbaglio fuori dal quartier generale, la piccola Riley resterà in balia del trio allo sbaraglio Rabbia-Disgusto-Paura. Vi lasciamo immaginare quali catastrofiche – e divertenti da vedere – conseguenze comportamentali causerà questo scompenso emozionale. Mentre i tre stati d’animo sono a briglie sciolte nella gestione di Riley, Gioia e Tristezza cercano di fare ritorno nel quartier generale prima che sia troppo tardi. Il viaggio del ritorno verso il quartier generale è un’avventura piena di duri ostacoli che passa per il subconscio, per il luogo dei ricordi dimenticati e nei meandri della memoria. E come tutte le avventure che si rispettino, non può che portare a una scoperta fondamentale che cambierà per sempre la relazione tra le due emozioni contrastanti: più che occupare due polarità opposte, Gioia e Tristezza sono complementari e senza l’una l’altra perderebbe la sua ragion d’essere.
Vice-versa è un continuo saltare dentro e fuori lo sguardo della giovane protagonista che, oltre ad affrontare un importante cambiamento, saluta l’adolescenza e il formarsi di nuove emozioni complesse. Vice-versa ci mostra dall’interno – secondo i canoni immaginativi di casa Pixar – ciò che tutti viviamo quotidianamente come essere viventi.
Con alle spalle capolavori quali Toy Story, Montesr & Co., Alla ricerca di Nemo, Wall E, Up, Pixar continua a non sbagliare un colpo e a confermarsi una fucina di ingegno e genialità nell’orchestrare visioni magnifiche con storie cariche di sentimento magistralmente calibrato.
L’idea del quartier generale che si fa sempre più complicato e pieno di pulsanti che attivano combinazioni di stati d’animo, ad esempio, è una trovata semplice e brillante, straordinariamente architettata e arricchita dal tocco unico della Pixar che popola di personaggi-simbolo l’affascinante universo psichico della protagonista, dei suoi genitori e perfino di un gatto. Ilarità pura. Nel finale, una rilassata e felice Gioia ci rammenta che Riley ha compiuto dodici anni. Cosa mai potrà succedere adesso?
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