S is for Stanley, un documentario del 2015 diretto da Alex Infascelli, tratto dal libro Stanley Kubrick e me, biografia di Emilio D’Alessandro. Il documentario ha vinto il David di Donatello per il miglior documentario di lungometraggio nell’edizione del 2016 ed è stato nominato come Miglior Documentario agli European Film Awards. Ha vinto inoltre il Master of Art Film Festival nella sezione Documentary in Theatre and Cinema.
Sinossi di un film da vedere
Il racconto di un aspetto inedito della vita di Stanley Kubrick: la strana amicizia con Emilio D’Alessandro, contadino/pilota ciociaro, che per più di trent’anni è stato il suo autista personale e factotum.
La recensione di Taxi Drivers (Graziella Balestrieri)
Il documentario di Alex Infascelli è di una bellezza rara. Lo so, penserete che sia facile fare un bel documentario, vista la caratura del personaggio Stanley Kubrick. Ma non è così, perché S Is for Stanley non è un documentario su Stanley Kubrick, ma su un meraviglioso, commovente e sincero rapporto di amicizia, dipendenza e unione fra uno dei registi più importanti del mondo ed Emilio D’Alessandro, quello che per trentanni è stato il suo autista, il suo tutto fare. Quello a cui Kubrick ha affidato praticamente la gestione della sua quotidianità.
Una storia pazzesca quella di Emilio D’Alessandro, che negli anni ’60 lascia Cassino e va a cercare fortuna a Londra. Davvero pazzesca, se pensate che inizia a correre con le automobili, ma per arrotondare guida un taxi. Una sera che Londra è sommersa dalla neve e nessun tassista è presente per le strade, Emilio D’Alessandro, che non teme la neve e che conosce la strada, è l’unico a prestare servizio. Viene raggiunto al telefono da una casa di produzione che gli commissiona di trasportare il fallo gigante che Kubrick utilizzerà in Arancia Meccanica. La produzione domanda più volte a Emilio se se la sente di guidare con tutta quella neve, perché il materiale è delicato e il luogo è fuori Londra. Ma Emilio è sicuro di sé e porta a termine il suo dovere, senza sapere a chi quell’oggetto è destinato. Nasce da qui, da un caso, da un destino e dal coraggio di Emilio, la collaborazione con Stanley Kubrick, che lo chiama a sé dapprima come autista per poi diventare una delle persone più importanti e più care a lui.
Kubrick chiama Emilio a casa, quando non è di turno, talmente tante volte, che la moglie di Emilio simpaticamente nel documentario ricorderà “chiamava anche quando litigavamo, al telefono era sempre Stanley”. Ma è lo stesso Emilio a ribadire che Stanley viene prima di tutti. Guardate, è un documentario commovente e divertente al tempo stesso: ci sono delle cose di Kubrick che fanno davvero sorridere, nelle sue fragilità, nel suo avere delle particolarità assurde, ma nello stesso tempo viene fuori un’umanità che lo fa apparire davanti ai nostri occhi di una tenerezza sconfinata. È commovente osservare Emilio con gli occhi lucidi che parla di Stanley come se fosse ancora accanto a lui, quando mostra orgoglioso un garage pieno di oggetti della vita da set e di cose personali del regista, o quando dice “quando suona il telefono ancora oggi spero che sia lui”. Emilio appare nel documentario come un uomo straordinario, che ha lavorato tanto e che evidente ha davvero voluto bene a Kubrick. Regista che gli ha reso omaggio nell’ultimo film, Eyes wide shut, dove Emilio fa la comparsa, è presente nella scenografia un “Caffè Emilio”, dove anche la moglie di Emilio, Janette, appare più volte.
Una cosa assurda e bellissima di questa storia è che Emilio D’Alessandro, a un certo punto, verso i 50 anni, dice a Kubrick che vuole tornare a Cassino. Prima di partire però Emilio organizza in maniera meticolosa la vita di Kubrick con bigliettini e schemi, così da non fargli sentire troppo la sua mancanza. Quei biglietti che Kubrick lasciava quotidianamente per l’organizzazione e per i saluti al suo compagno di viaggio. Kubrick, ovviamente dispiaciutissimo, lo lascia andare e prima di farlo partire gli organizza una festa a sorpresa, dove il saluto tra i due è coronato da abbracci e lacrime. Emilio torna a Cassino con la moglie, Kubrick lo chiama spesso al telefono per sapere cosa fa il giorno, gli dice addirittura di installare un telefono sul trattore così possono sentirsi mentre Emilio gira per i campi. La moglie di Emilio si accorge che al marito però manca Stanley, che gli manca davvero una parte di sé. Così decidono di ritornare ed Emilio rimarrà accanto a Stanley fino alla fine. Credo onestamente che questa storia abbia davvero qualcosa di importante e di puro. È una delle storie di amicizia più belle a cui si può assistere.