Vi riproponiamo la recensione di Non Sono un Assassino, recentemente pubblicato su RaiPlay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
La recensione
Andrea Zaccariello è alla sua prima prova nel genere thriller. Precedentemente ha firmato la regia nella commedia Ci vediamo domani. Si cimenta con l’impervio cammino dell’adattamento di un romanzo di Francesco Caringella, magistrato e Consigliere di Stato. Fin dalle prime battute si percepisce il compito improbo con il racconto filmico che procede a strappi, orfano di quella coesione che solo una buona sceneggiatura è in grado di garantire.
La trama
Non sono un assassino parla di tre amici. Cresciuti come fratelli e discepoli del diritto assistono al logoramento del loro rapporto nelle sfide della quotidianità.
Francesco Prencipe, vice questore dalla vita privata sfarzosa e inquieta, si ritrovi come il maggior indiziato per l’omicidio di Giovanni Mastropaolo, giudice integerrimo e suo ex capo. L’’unico in grado di credergli e di difenderlo efficacemente è Giorgio, l’avvocato dipendente dall’alcool e dall’amore impossibile per Alice. Un intreccio sulla carta foriero di emozioni e suspense in abbondanza. Vittima dell’affastellarsi frenetico dei flashback del passato chiamati a fare da “spiegone” dei caratteri dei tre amici e ad alimentare il mistero su di una chiave con cui Giovanni vincola gli altri due con un patto sulla fiducia.
Ambizioni autoriali, risultati da fiction televisiva
Più la storia va avanti e più aumenta la sensazione di essere nel bel mezzo di una delle tante fiction di medio livello che affollano i palinsesti televisivi. Si resta così in attesa di un qualcosa, o un qualcuno, che all’improvviso sparigli tutto e salvi capra e cavoli rendendo il finale irresistibile e avvincente. L’attesa resta vana lasciando spazio a un bilancio finale che distribuisce colpe anche tra gli interpreti, nell’occasione non tutti irreprensibili. Edoardo Pesce, “Giorgio”, Alessio Boni, “Giovanni”, e Silvia D’Amico, “Alice”, tra i più convincenti, con l’inevitabile chiamata della struttura dei dialoghi al banco degli imputati. Non funzionano, almeno non sempre, finendo per incagliarsi in iperboli o banalità che acuiscono la sensazione di “finto” e, a tal proposito, le perle di saggezza di cui viene costantemente dotata la figlia di “Francesco” non lasciano scampo.
Dimenticando lo sgraziato product placement di un noto istituto bancario pugliese e sottolineando le belle musiche di Leonardo De Bernardini, resta il dispiacere per una grande occasione mancata con la bella fotografia di Fabio Zamarion inutilmente impegnata a sintetizzare la luce del presente di venature distopiche, riflesso del naturale defluire di un passato mai veramente compiuto.
Non sono un Assassino è un thriller deludente soggiogato da una sceneggiatura incerta e confusa