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Il giustiziere sfida la città: quando Tomas Milian fu Rambo

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Con il trailer nella sezione riservata ai contenuti speciali, Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) riscopre su supporto dvd Il giustiziere sfida la città, diretto nel 1975 da Umberto Lenzi.

Il Lenzi che, dopo aver trasformato il mai disprezzabile Tomas Milian in uno spietato criminale in Milano odia: La polizia non può sparare, dell’anno precedente, lo riporta davanti all’obiettivo della macchina da presa per calarlo, però, nei panni di un personaggio positivo.

Personaggio che il titolo della pellicola spingerebbe qualsiasi spettatore ad accostare a quello incarnato dal mitico Charles Bronson nel quasi contemporaneo successo Il giustiziere della notte, ma che, in realtà, non ha nulla a che vedere con quel tranquillo architetto che diventava un’ammazza-cativi dal grilletto non poco facile.

Infatti, prendendo il nome dall’eroe narrato nel romanzo First blood di David Morrell e che sul grande schermo avrebbe avuto negli anni Ottanta il volto di Sylvester Stallone, si chiama Rambo ed è un ex gangster deciso a cambiare vita, ma costretto a fare i conti con il passato dal momento in cui suo fratello, padre di famiglia e poliziotto privato, rimane ucciso in un agguato per mano della famigerata banda Conti.

Una situazione che lo porta a prendersi cura della cognata rimasta vedova e del giovanissimo nipote; mentre provvede a scatenare la banda rivale dei Paternò contro i Conti, i quali hanno sequestrato il figlioletto di un ricchissimo ingegnere per chiedere un riscatto di due miliardi di lire.

Ed è su questo semplice plot che, con un cast di nomi tipici del cinema stracult tricolore quali la starlette Femi Benussi e il Peter Lorre nostrano Luciano Pigozzi, l’autore di Milano rovente e L’uomo della strada fa giustizia costruisce circa un’ora e mezza di visione capace sì di testimoniare ulteriormente le sue già manifestate doti di maestro del poliziottesco, ma senza sfruttare in maniera esclusiva sparatorie e frenetici inseguimenti automobilistici.

Perché, sebbene il movimento non risulti affatto assente, molti sono i momenti dedicati ai dialoghi e alla costruzione dei rapporti tra le diverse figure, quando a regalare intrattenimento non vengono tirate in ballo scazzottate (non dimentichiamo che siamo nel decennio in cui spopolarono Bud Spencer e Terence Hill) o altri scontri corpo a corpo assortiti.

Fino al confronto finale con Luciano Catenacci e Silvano Tranquilli che sembra oltretutto anticipare il forte (retro)gusto western dell’operazione, la cui trama, a ben guardare, altro non è che una rivisitazione da giungla d’asfalto di Per un pugno di dollari di Sergio Leone.

Un’operazione il cui aspetto maggiormente curioso va individuato nel fatto che l’indimenticabile Milian anticipa qui diverse caratteristiche che, a partire dall’anno successivo, sarebbero state alla base del suo rozzo maresciallo Nico Giraldi in Squadra antiscippo e vari sequel.

Del resto, già fornito di voce dell’altrettanto indimenticabile Ferruccio Amendola, non solo sfoggia uno zuccotto sul capo, ma non manca neppure di tirare fuori qualche battuta ironica.

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