Ultimamente ti abbiamo visto sul grande schermo in Bene Ma Non Benissimo di Francesco Mandelli. Ci parli del tuo ruolo?
Io sono il papà della protagonista Candida, interpretata da Francesca Giordano: ed è un papà che ha un peso addosso perché non ha più la moglie, quindi purtroppo deve comunicare alla figlia che devono andare via dal loro paesino in Sicilia, vicino Palermo, per problemi economici. È un padre protettivo che però viene caricato dall’energia dirompente che ha questa ragazzina, che riesce sempre a risolvere ogni problema regalando un sorriso.
Un ruolo e una storia atipici: perché non capita spesso, almeno al cinema, che ai papà sia data la giusta importanza, vengono spesso relegati in secondo piano o dipinti come violenti e menefreghisti.
Bene Ma Non Benissimo è stato identificato subito come un film che raccontasse e parlasse di bullismo: in realtà conta e parla fondamentalmente dell’amore, di un padre nei confronti di una figlia, mettendo al centro la figura paterna che, spesso, come dicevi bene tu, viene messa da parte. Soprattutto un amore che nasce tra i banchi di scuola, come prime manifestazioni adolescenziali. Dal tema del bullismo arriva quindi una dichiarazione d’amore universale.
Per quanto se ne parli, forse, sia al bullismo che ai rapporti genitoriali non viene dato il giusto peso, in relazione all’importanza e all’impatto enorme che hanno sulla vita dei ragazzi e sulla loro formazione. Il grande pubblico conosce e ha amato il regista Francesco Mandelli per i ruoli ne I Soliti Idioti: com’è stato lavorare con lui come regista?
È stata un’esperienza bellissima. Avevo lavorato con lui in una trasmissione e poi avevamo diviso il set di Squadra Antimafia: lo conoscevo quindi umanamente e anche nei ruoli regalati al grande pubblico. Ora ho incontrato e ho conosciuto un Francesco totalmente diverso: vuoi per la sua forza, vuoi per I Soliti Idioti, lui ha interagito con un pubblico di adolescenti che, secondo me, lo ha fatto crescere tantissimo e gli ha dato appunto una nuova forza. Ha preso la sceneggiatura di questo film, scritto da Laura Sabatino, Vincenzo Terracciano e Fabio Troiano ed è riuscito a darne una lettura cambiandone diversi punti di vista, proprio per la sua forza di leggere e capire il mondo degli adolescenti. E devo dire che sul set è stata una persona straordinaria: perché ha dato tanta libertà, che è stata una cosa importantissima anche per l’attrice protagonista che aveva la “difficoltà”, diciamo, di avere i genitori sempre sul set, che quindi controllavano ogni cosa. Doveva anche fare superare quest’ostacolo, e lui ci ha messo proprio a nostro agio, lasciandoci liberi di mettere in campo le nostre emozioni. E anche con me, di inventarmi quest’amore paterno in quanto non sono papà nella vita.
Sono più di vent’anni che fai teatro, giusto?
Si, io nasco con il teatro. poi per caso mi sono ritrovato nel mondo della tv, e da Zelig sono iniziate le parti al cinema. Ma nasco in teatro, infatti la grande amicizia con Fabio Troiano nasce sul palco del Sistina, quando abbiamo interpretato insieme il Rinaldo In Campo.
Mi viene in mente, pensando a te e al cinema, il personaggio cattivissimo di Scannacristiani.
Ah ah ah, si; la mia prima esperienza con il mondo del cinema è stata interpretare un ruolo molto difficile come quello di Scannacristiani. All’inizio non volevo farlo: mi ha regalato tante soddisfazioni, poi come ruolo ha vinto anche un David, ma è molto difficile parlare e interpretare dei ruoli, poi ti rendi conto che sono importanti, perché di alcune cose è utile parlare e far sì che non restino solo parole scritte o una fiction irreale.
È banale dire che il teatro è in crisi: ma, purtroppo, è una forma d’arte che ha difficoltà con il grande pubblico. Esiste ancora la paura della sala vuota? Anche se oggi la sala vuota non vuol dire più scarso successo, esiste ancora la paura di andare in scena e trovare la sala quasi vuota?
Guarda, mi fai una domanda difficile alla quale ti rispondo in un modo semplice: ho iniziato a studiare con un grande regista che purtroppo non c’è più, Pippo Spicuzza, che mi disse una volta “un giorno ti capiterà di avere un teatro con mille persone davanti; però ricorda una cosa, devi portare rispetto anche quando avari la platea con una sola persona che forse non ti darà mai il calore di un teatro pieno.”