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Film da Vedere

Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud

Jean-Jacques Annaud ha saputo preservare l'atmosfera cupa e pregna di mistero e morte presente nel romanzo di Eco, dando vita a un giallo efficace, misterioso, affascinante, tenebroso, in cui realtà, magia, paranormale, orrore e illusione si mescolano meravigliosamente. Di gran pregio la fotografia di Tonino Delli Colli e le scenografie di Dante Ferretti

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Il nome della rosa, un film italo-franco-tedesco del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud. Scritto da Andrew Birkin, Gérard Brach, Howard Franklin e Alain Godard, è tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco del 1980. Dopo 5 anni di preparazione, il film viene girato in 16 settimane fra gli studi di Cinecittà a Roma per le scene degli esterni, l’Abbazia di Eberbach in Germania per le scene degli interni. Fu distribuito in anteprima negli Stati Uniti d’America il 24 settembre 1986, mentre in Italia giunse il 17 ottobre dello stesso anno e fu campione d’incassi assoluto nella stagione 1986/87, davanti al blockbuster Top Gun ed al film premio Oscar Platoon di Oliver Stone. Con l’ascolto di 14.672.000 telespettatori per il suo primo passaggio televisivo avvenuto su Rai Uno nel 1988, Il nome della rosa ha detenuto il primato di pellicola cinematografica più vista in televisione in Italia per 13 anni, fino al 2001, quando è stato superata da La vita è bella. Con Sean Connery, F. Murray Abraham, Christian Slater, Michael Lonsdale, Valentina Vargas.

Sinossi
Nell’autunno del 1327 giunge in un maestoso monastero italiano il francescano Guglielmo di Baskerville con il novizio Adso per un incontro tra domenicani, francescani e delegati papali. Morti misteriose si succedono e le indagini di Guglielmo vengono ostacolate. Il delegato papale procede con metodo inquisitorio: eresia e omicidio per lui si identificano, ma la soluzione sta da un’altra parte. Dal best seller di Umberto Eco, Annaud tenta una trasposizione che ne salvi almeno il fascino dell’intrigo alla Sherlock Holmes in pieno Medioevo. Di più, onestamente, non si poteva pretendere. Raffinata interpretazione di Sean Connery.

Il sapere non è come la moneta, che rimane fissamente integra anche attraverso i più infami baratti: esso è piuttosto come un abito bellissimo, che si consuma attraverso l’uso e l’ostentazione. Non è così infatti il libro stesso, le cui pagine si sbriciolano, gli inchiostri e gli ori si fanno opachi, se troppe mani lo toccano?” (Umberto Eco, Il Nome Della Rosa)

Fare una riduzione cinematografica del gioiellino letterario, a metà tra la filosofia e il giallo d’ambientazione medievale, di gran successo editoriale ad opera di Umberto Eco era una scommessa da far tremare le vene dei polsi. Ma, pur rendendo più leggero il corposo materiale di partenza (sfrondando le parti più filosofiche e persino qualche delitto), si può senz’altro affermar che Jean Jacques Annaud e collaboratori questa sfida l’hanno vinta.Il film nelle mani del regista francese da colto divertimento ad incastro, perso in labirintiche elucubrazioni ma ricco di sottile ironia trasversale, diventa un giallo discretamente appassionante in virtù di un protagonista carismatico e di un ambientazione di indubbio fascino. Facile accostare il Guglielmo da Baskerville a una sorta di Sherlock Holmes in saio e chierica coadiuvato da un Watson travestito da novizio ingenuo. Il meccanismo del giallo, pur macchinoso, regala momenti di grande suggestione; anche se non privo di alcuni passaggi meno avvincenti, il film si lascia vedere con grande piacere, ed è obbligatorio seguirlo con attenzione per non perdere gli snodi fondamentali spesso nascosti tra le pieghe della sceneggiatura. È un kolossal europeo che, a differenza di molti pachidermi cinematografici d’oltreoceano, è fatto per un pubblico pensante. A volte da sotto il saio di frate Guglielmo emerge il farfallino dello smoking di James Bond ma è un peccato assolutamente veniale. Grande il lavoro del casting, con dei monaci che sono dei veri e propri freaks (a Ron Perlman hanno aggiunto solo la gobba); di gran pregio la fotografia di Tonino Delli Colli e le scenografie di Dante Ferretti. Jean-Jacques Annaud ha saputo preservare e valorizzare l’atmosfera cupa e pregna di mistero e morte presente nel romanzo, dando vita a un giallo efficace, misterioso, affascinante, tenebroso, in cui realtà, magia, paranormale, orrore e illusione si mescolano meravigliosamente. Ci sono molte sequenze davvero da antologia, e Sean Connery è un protagonista straordinario. Sullo sfondo si staglia un Medioevo ammantato di superstizione e tenebra che colpisce e lascia senza fiato.

  • Anno: 1986
  • Durata: 132'
  • Genere: Giallo
  • Nazionalita: Italia, Francia, Germania
  • Regia: Jean-Jacques Annaud

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