Primo lungometraggio dello svizzero Francesco Rizzi, Cronofobia, in sala dal 2 luglio, si ispira chiaramente in quanto ad ambientazioni, atmosfere e stile al bellissimo Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, non raggiungendone però mai il livello e la levatura.
Cronofobia la trama
La storia ruota tutta attorno alla figura di Michael, uomo enigmatico e solitario che in Svizzera gira di paese in paese (cambiando aspetto volta per volta) per valutare la qualità del servizio in alberghi, ristoranti e negozi. Per uno strano caso legato proprio alla sua professione (Michael si scoprirà essere il responsabile del licenziamento del marito di Anna), l’uomo si imbatte in Anna, una donna inquieta e tormentata con problemi d’insonnia e con cui inizia una strana e disturbante relazione. I due si ritrovano a percorrere insieme le vie innevate del paese di notte col furgone dell’uomo perché questo risulta essere l’unico modo per Anna per riuscire a dormire. Michael inizia anche a frequentare la casa di Anna, i due ormai si ritrovano a condividere sempre più spesso silenzi e quotidianità. Fino all’epilogo in cui si ritrovano (per volontà di lei) in un locale per scambisti e successiva fine del loro legame, perché Michael deve andare via (a causa del suo lavoro ma, probabilmente, non solo per quello).
Cronofobia: un Cinema evocativo
Film incentrato su silenzi e dialoghi molto poco convincenti, si ha l’impressione che il regista abbia voluto percorrere la via del cinema evocativo riuscendoci, però, solo in parte.
Se la sceneggiatura è il limite più grande ed evidente di questo film, a salvarsi è l’ottima fotografia che riscatta parzialmente un’opera altrimenti un po’ deludente.
Nel cast Vinicio Marchioni e Sabine Timoteo