Per qualche dollaro in più, un film del 1965, il secondo della cosiddetta trilogia del dollaro (insieme a Per un pugno di dollari, 1964, e Il buono, il brutto, il cattivo, 1966), diretta da Sergio Leone e interpretata da Clint Eastwood. Oltre a Eastwood e a Gian Maria Volonté, protagonisti insieme a Lee Van Cleef, sono presenti diversi attori che avevano preso parte con ruoli secondari al precedente film di Leone, tra i quali Mario Brega, Joseph Egger, Benito Stefanelli, Aldo Sambrell, Antonio Molino Rojo e Lorenzo Robledo. Alcuni di questi saranno presenti anche nell’ultimo film della trilogia. Una pellicola senza tempo della durata di circa 2 ore e 10 minuti, per il soggetto e la sceneggiatura di Leone, Fulvio Morsella, Luciano Vincenzoni e Sergio Donati. Con le musiche del grande Ennio Morriccoine e la scenografia di Carlo Simi. Per girare Per un pugno di dollari, Eastwood ricevette 15 000 $ di compenso e un biglietto in classe economica per arrivare in Italia. Questa volta, l’attore ottenne 50 000 $, un biglietto di prima classe e una piccola percentuale sugli incassi.
Sinossi
Un cacciatore di taglie, poncho sulle spalle ed eterno sigaro in bocca, si associa con un suo collega, molto più distinto ma altrettanto spietato, per dare la caccia all’Indio. Questi è un feroce fuorilegge che, evaso con l’aiuto dei suoi compari, organizza una rapina alla banca di El Paso. Ma non andrà molto lontano.
Sergio Leone alle prese con i postumi dello strepitoso successo di Per un pugno di dollari dà la conferma eccezionale del suo talento, rivelatosi pienamente nella reinvenzione del genere western. Per qualche dollaro in più ha alcuni spunti da sequel e altri invece da nuovo capitolo, nuova avventura, che è insieme intrattenimento di alta qualità, tragedia, epica e dramma psicologico dalle forti venature umane e patetiche. Per qualche dollaro in più è l’opera che porta Sergio Leone alla piena maturità. Aperto da un notevole incipit, accompagnato dalle impeccabili note di Ennio Morricone, il film rende ancor più definito lo stile del regista che, dopo aver rinnovato il genere western con il suo lungometraggio precedente, si trasforma in un Autore a tutti gli effetti. I tempi dilatati che si contrappongono a rapidi tagli di montaggio, i campi lunghissimi e i primi piani: la messinscena del regista romano è costruita su contrapposizioni visive, capaci di scuotere e far sobbalzare anche lo spettatore più diffidente. Per qualche dollaro in più altro non è che il racconto dello scontro dichiarato e inevitabile tra autentici giganti, portatori non solo di una capacità distruttiva quasi ineguagliata nella storia del western, ma anche di una lucidità psicologica invidiabile per un film di genere. A testimoniare tutto questo il duello tra i protagonisti che precede la loro alleanza, anticipazione di ciò che verrà ne Il buono, il brutto, il cattivo. In questo secondo capitolo della trilogia del dollaro (datato 1965), i protagonisti non sono eroi buoni, come i bovari tutti d’un pezzo all’americana per intenderci, sono bensì due bounty killers (cacciatori di taglie) che si trovano a dover rincorrere il medesimo obiettivo: la taglia di 10.000 dollari di un bandito messicano appena evaso di galera. Privo della dirompente forza della novità insita nel precedente capitolo e della micidiale amalgama di epica e ironia del successivo capolavoro, il tassello centrale della trilogia passa talvolta più in sordina rispetto agli altri due. A torto, perché dalla sua ha il pregio di svilupparsi con la migliore potenza visiva e narrativa possibile partendo da un soggetto essenziale, andando a definire in modo sublime i grandi temi del cinema di Leone, dall’amicizia virile fino all’ineluttabilità della vendetta.