Nella sezione Best Short Finalist dello Skepto International Film Festival è stato presentato All These Creatures di Charles Williams, già vincitore della Palma d’oro come miglior cortometraggio all’ultimo Festival di Cannes.
Il giovane regista australiano mette in scena il dramma di un ragazzino alle prese con la malattia mentale del padre. Un memoir, girato come se fosse un sogno, narrato in prima persona con voce off da parte del figlio. Le “piccole creature” sono quelle intorno a noi, insetti e anfibi che infestano la casa dove abitano i protagonisti, ma anche il mondo che li circonda. E la metafora della malattia che si materializza con la presenza degli insetti. O ancora, le piccole creature del creato di cui gli uomini sono parte inconsapevole e passive che non possono nulla contro il destino a loro riservato.
Williams concentra in poche scene un affresco poetico dove natura e umanità si fondono e la mancanza di un vero confine crea l’incapacità di prendere coscienza di un proprio ruolo. Il protagonista Tempest cerca una ragione dei comportamenti alterati del padre, cercando una spiegazione sul conflitto di Bene e Male che si ripercuote nella vita di ogni essere umano attraverso i ricordi della malattia del genitore.
Debitore a un certo cinema malickiano, Williams ha mano lieve nel seguire i due protagonisti in un mondo immerso nella dimensione metafisica della memoria, in cui la caducità della vita viene espressa in un equilibrio di luce e suoni, dove la fotografia virata sui toni blu e la musica ipnotica rendono l’atmosfera di All These Creatures rarefatta e acquosa. Un piccolo film che non lascia indifferenti e che presenta sulla scena mondiale un autore che ha una visione del mondo personale e originale.