Direi di iniziare dal titolo del festival per spiegarne significati e intendimenti, per poi tornare alle origini della manifestazione e alle sue intenzioni.
Skepto deriva da una parola greca che significa “osservare in maniera critica”. L’abbiamo scelta sia nella sua accezione analitica che per il riferimento alle arti visive, essendo, il nostro, un festival di cortometraggi. La prima edizione è stata completamente autoprodotta: siamo partiti da una piccola sala e da due casse audio prestateci da un amico, però devo dire che è stato subito un successo. Abbiamo creato un bando e ci siamo ritrovati con una decina di titoli. Successivamente il materiale è cresciuto in maniera esponenziale insieme alla disponibilità delle location che ci ha permesso di fare proiezioni multiple. Il nostro motore è la passione per il cinema, ed è attraverso di essa che cerchiamo di costruire l’evento. Siamo, di fatto, un gruppo di amici che seleziona dei corti avendo come unico parametro ciò che per noi è bello. Diamo molto spazio alla convivialità come elemento di confronto, per cui al termine di ogni proiezione ci ritroviamo tutti insieme, pubblico, giurati e autori per condividerei idee e considerazioni. Questa cosa per noi è fondamentale, da sempre!
Da come lo descrivi, mi pare che Skepto sia un festival che partecipa alla vita della città, insomma che sia molto legato al territorio.
Proprio così. Si tratta di una manifestazione che vive per le strade della città potendo contare su un grande ricambio di persone e sui molti curiosi che affollano le aree circostanti. Cerchiamo di coinvolgere gli esercenti ma anche tutto il quartiere. Fino all’anno scorso organizzavamo anche proiezioni in piazza, all’aperto.
La vostra è un’associazione che non ha scopo di lucro e l’accesso alle proiezioni è gratuito: come vi sostenete e chi sono i vostri sponsor?
Ognuno di noi lavora in attività non legate al mondo del cinema, quindi ci sosteniamo con contributi volontari nostri e dei vari enti che ci supportano. Ogni anno mettere insieme il budget è una sfida. Ci aiutano, tra gli altri, il Comune di Cagliari e la Sardegna Film Commission.
Hai detto che selezionate ciò che considerate bello. Cosa lo è secondo voi?
È davvero così, pensa che a volte guardiamo i cortometraggi senza sapere chi li ha fatti, ma affidandoci esclusivamente alla loro bellezza. Ognuno ha i propri gusti, però diamo molto spazio a ciò che pensiamo sia innovativo, privilegiando non solo forma e tecnica ma anche le storie e i temi.
Nel comunicato stampa ho letto della partecipazione di Chiara Pellegrini, direttrice artistica del Festival piemontese dell’erotico e del sessuale Fish&Chips, presente con una selezione di corti riservati a un pubblico adulto. Ciliegina sulla torta di un programma molto variegato e insolito.
Con Chiara portiamo avanti una collaborazione che dura da tre anni e che ogni volta propone una selezione del suo festival dedicato a tematiche non comuni in questo tipo di manifestazioni. La ragione di questa scelta risponde anche qui alla volontà di confrontarci con i generi più vari, soprattutto quelli meno rappresentati.
Una tendenza che mi sembra venga rispettata anche per quanto riguarda la varietà delle categorie in cui si divide il programma.
Esatto! Pensa che tra le categorie in cui è suddiviso il festival ne abbiamo anche una dedicata al grottesco, che non è una cosa molto comune. Ne abbiamo di quelle dedicate ai documentari e all’animazione, poi ogni anno ne inseriamo sempre di nuove che nascono sulla base dei cortometraggi ricevuti. Sempre presente è, invece ,quella dedicata al rapporto tra uomo e natura in chiave di sostenibilità ambientale, perché ci sembra un tema particolarmente importante.
A proposito di temi, questa edizione ne ha uno? E, ancora, quale tra le tante offerte del festival ti sentiresti di suggerire ai potenziali frequentatori?
Il nostro è un festival a tema libero per cui in partenza non c’è mai un tema principale. L’eccezione di quest’anno consiste nell’aver preso spunto dallo slogan Because Life is Too Short presente nella locandina per associare i cortometraggi alla vita, nella considerazione di una crescita, la loro, rigogliosa come quella di una pianta. Questa volta siamo rimasti davvero stupiti dalla qualità del materiale ricevuto, ma se dovessi suggerire cosa non perdere direi in primis i cortometraggi di animazione che sono davvero stupendi e poi i documentari.