All’alba del Terzo millennio, gli esperti del settore hanno assistito a un proliferare incontrollato di scuole e corsi di cinema più o meno accreditati. Il boom di interesse nei confronti della Settima Arte (soprattutto da parte di una comunità di under 30 riscopertasi traboccante di aspiranti registi, sceneggiatori, tecnici o critici cinematografici) si è andato concretizzando in una febbrile attività didattica, talvolta molto qualificata, ma spesso e volentieri poco più che improvvisata. Sedi fatiscenti e non adeguatamente attrezzate (specialmente per quei corsi che proponevano la combo teoria/pratica), docenti non sempre preparati, percorsi didattici lacunosi o, nel migliore dei casi, non centrati. All’inizio la cosa sembrò anche funzionare. Poi, con il tempo, a rimanere in piedi furono soltanto le strutture realmente qualificate e qualificanti.
Sì, perché con l’insorgere della crisi economica non mutò l’attenzione della platea più giovane nei confronti del cinema, ma andò modificandosi il modo di relazionarsi con essa. Non più una passione da vivere in maniera disinteressata, senza l’ossessione di erigervi sopra e intorno un futuro, bensì una leva per costruirsi una reputazione professionale, consolidarsi in un contesto lavorativo molto elitario e presentarsi sul mercato del lavoro con delle credenziali importanti. Insomma, studiare cinema non significava più – o almeno non soltanto – assecondare una sete di conoscenza e il proverbiale sacro fuoco dell’arte, ma erigere un’impalcatura professionale di tutto rispetto attorno alla propria passione e – laddove presente – al proprio talento.
Di qui il proliferare di scuole professionali e l’introduzione sempre più massiccia di master di ambito accademico, pensati appositamente per sfornare figure professionali qualificate in un tempo relativamente breve. Uno sfruttamento intensivo di una ben precisa domanda didattica che, tuttavia, in pochi anni ha portato agli stessi risultati: inflazione dell’offerta e saturazione del mercato. Logico che gli aspiranti registi, critici, storici e affini abbiano cominciato a guardarsi intorno alla ricerca di percorsi di apprendimento alternativi, più snelli ed economici, oltre che più smart, flessibili e modellabili sulle esigenze individuali del singolo studente.
La risposta a questo tipo di richiesta è arrivata dal web, sulla scorta di altre categorie di esperienze didattiche, come ad esempio i corsi di lingua. Ecco dunque che oggi è tramite Internet che l’essenza dello studio del cinema e dell’audiovisivo si diffonde in maniera capillare: l’e-learning cinematogafico, sogno neanche troppo nascosto di decine di professionisti del settore sin dall’avvento di Internet come fenomeno di massa (dunque parliamo ormai di circa un quarto di secolo), sembra essersi finalmente concretizzato. E se anche i tradizionali corsi universitari e le scuole di cinema non si sono ancora svuotati (ma i recenti dati sul calo di iscrizioni presso gli atenei dovrebbero far scattare più di un campanello d’allarme), le lezioni telematiche stanno vivendo un vero e proprio boom.
La modalità di accesso più semplice a tali lezioni replica quella dei tradizionali corsi frontali di lingue straniere per via telematica. In sostanza, si sfruttano dei software gratuiti di comunicazione audiovisiva (ad esempio Skype) per delle lezioni individuali o, più raramente, di gruppo. Le quali possono poi essere integrate da appuntamenti dal vivo, indispensabili soprattutto quando bisogna introdurre una parte di pratica. Ma in quel caso siamo già a un livello di raffinatezza ben diverso da quello basic: le lezioni via Internet servono al semplice appassionato ad ampliare le proprie conoscenze sotto la guida di un esperto della materia, ma servono ancora di più allo studente universitario alle prese con un esame particolarmente difficile.
Inoltre, i vantaggi di questa forma di didattica sono facilmente individuabili sin dal primo approccio.
- Rapporto individuale docente/allievo. Nessuna intermediazione, massima trasparenza. Inoltre è l’allievo a scegliere il “professore” più indicato alle sue esigenze, studiando i profili curricolari che questi ultimi sono tenuti a pubblicare sugli hub telematici dove vengono schedati e proposti alla clientela.
- Costo contenuto. Raramente si superano i 30 euro l’ora. Quando ciò avviene, è spesso per motivi contingenti (disponibilità del docente alla lezione a domicilio, integrazione con delle lezioni di pratica dal vivo con attrezzature professionali, docente di particolare prestigio e/o con un profilo curricolare di alto livello).
- Su misura. Le possibilità di concordare un percorso didattico non preordinato, ma cucito appositamente sulle esigenze dell’allievo, possono essere esplorate (e ovviamente sfruttate) all’infinito.
Certo, tutti questi vantaggi non eliminano alla radice la possibilità di imbattersi in maestri improvvisati o dalle conoscenze malferme. Tuttavia il gioco sembra valere la candela: la proliferazione in rete di portali di e-learning (o di sezioni degli stessi) dedicati al cinema è forse la dimostrazione più palese di come questa nuova modalità didattica stia imponendo un nuovo modello di mercato della conoscenza. Un modello che farà arricciare il naso ai puristi, ma che con ogni probabilità nasconde molte più potenzialità di quanto siamo disposti a riconoscergli.