Uno Steven Soderbergh in grande forma realizza un film avvincente gestendo con maestria un impressionante cast di divi (tra gli altri, menzione d’encomio per Michael Douglas e la sua futura moglie Catherine Zeta Jones). La regia è piena di suggestivi virtuosismi, la messa in scena riflette al meglio la situazione (la fotografia fa il resto) e la sceneggiatura è scritta meravigliosamente, riuscendo a comporre con equilibrio i vari piani della storia. Traffic è un ottimo film corale (ricorda in parte le orchestrazioni altmaniane), girato con almeno tre stili diversi, a seconda dei personaggi: giallo per l’ambientazione messicana, azzurrino freddo per la parte interpretata da Michael Douglas e stile naturalistico per quella con i due poliziotti rappresentanti di due minoranze razziali (il nero e il messicano).
La sensazione che si ha guardando Traffic è di osservare un’opera solida e allo stesso tempo di forte respiro artistico. Il traffico di stupefacenti viene messo in scena sotto tre diverse forme, passando da differenti canali, quali la strada, la famiglia e le istituzioni. La droga permea ogni cosa e viene assimilata in svariate modalità, generando innumerevoli sensazioni che il regista colora con altrettanti filtri, dal blu intenso al giallo caldo. Soderbergh, macchina da presa in spalla, ispirandosi a una miniserie televisiva britannica del 1989, si mette al telaio e sceglie le tonalità della sua stoffa, tessendone sapientemente la trama. I fili si accostano, si sfiorano, tracciano curve, ombre e disegni che restano isolati, secondo una rigida economia del codice cromatico.
La luce di Tijuana ha il timbro giallo-arancio di un sole malato. I colori dell’Ohio e delle stanze del potere di Washington sono avvolte da un blu gelido. Il cielo di San Diego ha il chiarore neutro e uniforme delle news televisive e del docu-drama hollywoodiano. Nashville è il modello alto della messa in scena. L’american beauty di fronte alla musica, alla disperazione di un incubo (Magnolia) e a una guerra che non può essere vinta ha bisogno di un racconto, con tempi lunghi e attori bravissimi, che sia un puzzle e una rete. Senza giudizi o prediche.
Il risultato che ne esce è una mistura di immagini e di storie che si contaminano a vicenda, come i colori con cui sono raccontate, attraverso lo sfiorarsi incidentale dei protagonisti che le vivono, delle sensazioni che provano, delle allucinazioni che sentono o fanno sentire. Un film che a suo modo si può dire esaustivo e totale, uno dei film più belli e importanti degli ultimi anni. Forse un capolavoro, che ha meritato i tanti premi vinti (quattro premi Oscar: Migliore regia a Steven Soderbergh, Miglior attore non protagonista a Benicio del Toro, Migliore sceneggiatura non originale a Stephen Gaghan, Miglior montaggio a Stephen Mirrione. Due Golden Globe, due Bafta e un Orso d’Argento a Del Toro).
Per la nuova collana Il collezionista, Eagle Pictures ha reso disponibile in home video un’edizione di Traffic contenente una versione in blu ray e una in dvd del film, nonché una ricca sezione di contenuti extra. Da non perdere.