La realtà di Bent Hamer è fatta di simmetrie, di anime ingabbiate in una routine, un ruolo, un’abitudine, da cui devono trovare una via di fuga, una ragione per esistere e resistere, una sorta di libertà interiore. Uomini e donne che il regista descrive con delicatezza, quasi con affetto gentile, ad esprimere quella che è stata definita la sua ‘attitudine umanista’, ma anche con un tocco di malinconia ed ironia surreale. Hamer entra nelle vite dei suoi personaggi in punta di piedi, ne descrive le imperfezioni, la solitudine, le fragilità, ma soprattutto il coraggio di provare ancora ad essere felici.
In 1001 Grams la protagonista Marie vive in un mondo regolato letteralmente dalle misure; lavora infatti in un istituto norvegese che custodisce il “sacro chilogrammo”, l’unità di misura di riferimento norvegese, che ogni anno viene portato a Parigi per la taratura con la massa campione presso l’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure. Responsabile del chilo è suo padre, verso cui Marie prova un affetto profondo ma che rappresenta anche la sua incapacità di reagire, il suo legame con una vita abitudinaria e priva di scosse, una vita vissuta da spettatrice e non da protagonista. Così Marie vive una vita sospesa, se ne sta davanti casa sua mentre l’ex marito porta via, pezzo dopo pezzo, tutto il loro passato insieme; a mano a mano che l’arredamento si assottiglia, lei si sente sempre più sola e svuotata, ma ancora inerme. Marie gira con una piccola auto elettrica, leggera e silenziosa come lei, che vive in punta di piedi, incapace di disturbare, di far valere le sue ragioni e i suoi desideri. Marie non sa neanche di averne, desideri. Poi, all’improvviso, cambia tutto.
Il momento di rottura, per Marie, avviene alla morte del padre. Una rottura profonda, che le farà perdere le “misure” e le donerà una improvvisa ed inedita libertà. Ancora in punta di piedi, Marie prenderà il posto del padre portando il chilo a Parigi sotto una campana di vetro. Le luci e i colori di Parigi contrapposte alle glaciali simmetrie scandinave. Un’epifania per Marie, ma ancora non è pronta a viverla. Al suo ritorno, la vista dell’ex marito che ancora depreda la sua casa e la sua vita, le causa per la prima volta una reazione; scappa via, sconvolta, finendo fuori strada con la sua piccola auto, rimanendo illesa ma rompendo la campana che protegge il chilo, spezzando così metaforicamente anche la campana sotto la quale lei stessa aveva vissuto fino a quel momento. Tornerà a Parigi per ripararla, finalmente libera di vivere appieno la sua vita. Una vita dove non c’è bisogno di misure perfette, perché la vita al contrario è incertezza, imperfezione, un continuo fluire di cambiamenti. E soprattutto è emozione, stupore, è Marie che si abbandona finalmente ai suoi desideri, all’amore. È libertà.
Michela Aloisi