La diversità è da sempre stata grande protagonista del cinema italiano o straniero e, con il prezioso ausilio di sensibili sceneggiatori e registi (Gianni Amelio per citarne uno), è stata raccontata con verità e passione. In Be Kind a raccontarla, anzi ad ‘intervistarla’, c’è Nino Monteleone, figlio di Sabrina Paravicini che, a dodici anni, indossa cappotto, cravatta, cappello e baffi per conoscere tante persone, vicine e lontane che rientrano nella parola ‘diverso’. Nino si presenta, è un bambino con la sindrome di Asperger, e colpisce subito la disinvoltura con cui spiega allo spettatore cosa significhi ‘sindrome di Asperger’. Indossato il suo cappotto speciale, senza cui non potrebbe operare, e concentrato, Nino e sua madre realizzano delle interviste a tante persone accomunate dalla parola ‘diverso’. In un turbine di colori, prodotti dalla particolare luce della fotografia che accompagna la scaletta narrativa, Be kind si compone di tante interviste a personaggi più o meno noti che si ritrovano a rispondere alle stesse, identiche domande che Nino pone loro. Tra le tante, aspetti importanti emergono quando viene chiesto: “Come è stata la tua vita?”.
Gli ospiti di Nino incoraggiati dalla naturalezza con cui vengono loro posti i quesiti con la stessa disinvoltura rispondono: emergono momenti di sofferenza, di chi ha vissuto bullismo fisico e psicologico, di esclusione, o di forza. Nel momento in cui questa domanda è posta avviene però nello spettatore qualcosa, la potenza del messaggio che si sta comunicando è tale da sentirsi grati per l’ascolto di quelle parole, come se si fosse seduti vicino a Nino Monteleone. Quante persone non si sono chieste in un determinato momento della vita “Dove sono? Cosa sto facendo?”, e quante possono raccontare di aver avuto la fortuna di avere vicino Nino ad ascoltare?
Be kind è questo, la favola di una gentilezza, quella di una persona speciale che tutti potremmo conoscere. Nino, infatti, creativo, disarmante, non ha queste qualità perché ha la sindrome di Asperger, ma perché è un bambino. E, come ogni bambino, osserva la vita come un luogo colorato, vivendo con sincerità e conquistando gli altri per la sua limpidezza. La diversità appartiene a tutti. La naturalezza nel vederla invece no. E solo imparando ad osservarla con lo sguardo di un bambino la si può conoscere, rispettare e condividere.