Ellie (Rose Byrne) e Pete (Mark Wahlberg) sono una coppia affiatata ed appagata, forti della loro impresa edile e soddisfatti della vita condotta, almeno fino a quando, inaspettatamente, non avvertono il desiderio di adottare un bambino e decidono di impegnarsi per dare un futuro migliore a chi molto probabilmente non ne avrebbe. Come appare evidente sin dal titolo, Instant Family è un’opera in cui la famiglia gioca un ruolo cruciale, mostrata in tutte le varianti che essa può assumere nella vita di tutti i giorni, dal classico e numeroso nucleo americano alla coppia di papà (o mamme che siano) e genitori single. Sfruttando il tema dell’adozione, il film riesce così ad esibire uno spaccato quanto più completo possibile di ciò che compone la società attuale. E, sebbene non manchino momenti di sentimentalismo spinto, ne risulta un quadro piuttosto realistico ed interessante.
La scelta di sviluppare la storia attraverso un corso per futuri genitori adottivi è quindi il vero punto di forza di Instant Family: originale e divertente, il percorso compiuto da questi adulti completamente alla mercé di piccoli ma scaltri giovanotti permette di sondare ogni sfumatura emotiva senza mai forzare la dose, né da un lato, né dall’altro. Si sorride e ci si commuove con la stessa facilità, merito anche di una sceneggiatura brillante, dinamica, che sostiene il ritmo della pellicola, e di una colonna sonora precisa, spesso furbesca, che suggerisce e rafforza le emozioni.
Tra i molti spunti offerti dalla storia uno dei più apprezzabili è il paragone tra la costruzione di una casa e quella di una famiglia, le quali hanno entrambe bisogno di attenzioni, cura, dedizione, oltre che di una buona quantità di premura ed affetto. Ottime le prove attoriali, soprattutto dei volti più giovani e meno noti – Isabela Moner (Lizzy) su tutti – che permettono di entrare in sintonia con ciascuna delle figure in campo e di coinvolgere. Alla terza collaborazione insieme dopo i due Daddy’s Home, Sean Anders (regista e sceneggiatore) e Mark Wahlberg (anche produttore) danno vita ad una splendida commedia, piena di brio e di verità, che non teme di apparire “politicamente scorretta” e tenta invece di scandagliare le esigenze, i dubbi, le complessità celate dietro l’affidamento e l’adozione.