Prima ancora di essere un documentario di notevole interesse, quello di Barbet Schroeder (More, La Vallée, Barfly, Il mistero Von Bulow) è un film che, testimoniando come una religione tollerante e pacifica quale il Buddismo si sia trasformata in un’accolita di uomini esaltati, intenti a perseguitare gli aderenti a una confessione diversa, pone una scottante riflessione sulla natura del Male e su come questo sia in grado di diffondersi velocemente, creando una spirale di odio e violenza inarrestabile.
Lo stesso regista considera Il Venerabile W. come l’ultima parte di una “trilogia del Male”, iniziata nel 1974 con il Generale Idi Amin Dada, un ritratto del dittatore ugandese che si dedicò alla persecuzione razziale degli acholi, dei lango e altri gruppi etnici, inclusi quelli di religione induista e cristiana, provocando trecentomila morti, e proseguita nel 2007 con L’avvocato del terrore, su Jacques Vergès, che difese terroristi sia di estrema destra che di estrema sinistra, criminali di guerra e militanti, incluso il negazionista Roger Garaudy, il criminale di guerra nazista Klaus Barbie, l’ex vicepresidente dell’Iraq Tareq Aziz ed il terrorista internazionale Ilich Ramírez Sánchez.
In Birmania, il “Venerabile Wirathu”, un monaco buddhista altamente rispettato e influente, partendo da una lettura molto rigida delle sacre scritture di riferimento del culto, ha ritenuto di dover dare inizio a una vera e propria pulizia etnica nei confronti della minoranza islamica del paese, considerata una seria minaccia per la sopravvivenza della religione maggioritaria. Durante la visione del film si assiste allo sviluppo del clima di tensione che attraversa la Birmania, fino a sfociare in azioni punitive, come incendi di interi villaggi, che hanno visto la complicità della polizia e dell’esercito. Il movimento buddhista anti-islamico più popolare si fa chiamare “969”, un numero che secondo i monaci rappresenta le virtù del maestro, le sue fatiche e suoi fedeli. Il simbolo viene diffuso dagli aderenti con adesivi, targhe sulle macchine e slogan appesi nei negozi; l’inno ufficiale contiene frasi come «vivono sulla nostra terra, bevono la nostra acqua, e non portano rispetto», con riferimento ai rohingya, la minoranza musulmana.
Il gruppo ha anche avviato alcune campagne contro il matrimonio interreligioso e a favore del boicottaggio dei negozi gestiti da musulmani. Wirathu si dice fiero di essere descritto come «un radicale» e riguardo alla convivenza fra la maggioranza buddhista e la minoranza islamica ha detto che «è necessario essere persone gentili e amorevoli, ma non è possibile dormire accanto a un cane rabbioso». Salito sulla scena pubblica nel 2001, dando origine a un movimento nazionale molto simile a quello attuale, Wirathu nel 2003 venne imprigionato con una condanna di venticinque anni per aver propagandato l’odio religioso che ha provocato rappresaglie violente. Tornato in libertà nel 2010 a seguito di un’amnistia generale, ha poi dato il via alla sua campagna di morte. L’atmosfera che si percepisce è quella di un vero e proprio apartheid.
La citazione che campeggia sulla locandina del film appare più che mai consona alla vicenda di cui si tratta, laddove la frase di Lord Byron “L’odio è sicuramente il piacere più duraturo. Gli uomini amano in fretta ma odiano con calma” calza perfettamente rispetto alla situazione descritta. Il Venerabile W. è un documentario che lascia allibiti, addolorati e impressionati per la violenza reale che emerge come unico risultato di una folle crociata di denigrazione e incitamento alla violenza, mossa proprio dalla più pacifica delle religioni: un paradosso che rende ancor più sconvolgente la percezione dei fatti.
Distribuito da Satine Film, Il Venerabile W. è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: «Con uno sguardo che si tiene laterale per mettere ancora più in mostra la stortura del pensiero del suo protagonista, il monaco birmano islamofobico Ashin Wirathu, Barbet Schroeder firma una regia attonita eppur rigorosa, in un’opera che ragiona sulla politica religiosa, sul pensiero che si autodefinisce “superiore” e sul primato della materia belluina rispetto all’evaporazione della “fede”». Il film sarà nelle nostre sale a partire dal 21 Marzo. Ne consigliamo caldamente la visione.