La presentazione alla stampa del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina è sempre preceduta dalla visione di un film. L’anno scorso, Une saison en France di Mahamat Saleh Haroun (vicenda d’immigrazione e di un nuovo, difficile inizio), due anni fa Félicité di Alain Gomis (storia molto dolente di una donna congolese). Oggi, viene offerto un film davvero singolare di quelli che non si dimenticano facilmente: Ancora un giorno, di Raul de la Fuente e Damian Nenow.
Parla della guerra civile in Angola del 1975, che durerà altri ventisette anni perché da subito si fa conflitto internazionale. Guerra fredda per le grandi potenze, morte e devastazione per il popolo angolano. Il giornalista polacco Ryszard Kapuściński (qui, Ricardo) documenta la situazione assurda che il popolo chiama confusao, in portoghese, uno stato di delirio, follia collettiva in cui salutare in un modo o in un altro può costare la vita. Kapuściński è determinato ad andare verso il fronte più pericoloso in assoluto, a Sud, dove vuole intervistare Farrusco, il generale portoghese che ha sposato la causa popolare. Another day of life (titolo originale), infatti, non è solo un giorno di vita in più, ma opportunità, necessità continua di una scelta. Così il nostro giornalista si troverà di volta in volta a decidere se seguire la curiosità professionale o l’etica in guerra, se dire la verità o salvare la propria vita e quella degli altri.
Chissà perché i registi hanno scelto l’animazione per raccontare. I disegni sono aderenti alla realtà, anzi si alternano a paesaggi e personaggi veri, quelli che, sopravvissuti, possono testimoniare, come fanno per esempio gli amici di Ricardo, Arturo e Luis Alberto. E lo stesso Farrusco, miracolosamente scampato ad una morte che sembrava certa. I disegni di Carlota, invece, la guerrigliera che morirà in battaglia sono alternati a fotografie che la riprendono in tutta la sua giovinezza e bellezza.
La tecnica narrativa della graphic novel non smorza la tensione, individuale e collettiva. I conflitti interiori del protagonista e le scene di guerra sono ugualmente coinvolgenti, non perdendo mai il loro valore di reportage da imprimere nella memoria. Il film infatti è tratto dallo stesso libro del giornalista polacco, scritto al suo ritorno in Europa per dare senso all’inferno attraversato.
Ancora un giorno, inserito nella sezione Flash del Festival (che ospita anteprime di rilievo di registi già conosciuti) uscirà nelle sale il 25 aprile, data simbolica per noi, e va assolutamente visto. Speriamo che gli altri film del Festival siano altrettanto belli e che, comunque, quelli più meritevoli non si perdano nell’incomprensibilità della distribuzione.
Certo sono tanti, ben sessanta, tra i settecento che la giuria ha visionato, e tante le iniziative culturali connesse al Festival, per i nove giorni della sua durata, dal 23 al 31 marzo. Come la mostra fotografica Maggic Cube di Adji Dieye, o la Tavola Rotonda Africa Talks, gestita dall’Associazione Centro Orientamento Educativo (COE) e dalla Fondazione Edu, che in questa terza edizione avrà come argomento l’agricoltura e la sostenibilità alimentare.
Il concorso vero e proprio, prevede:
– Dieci film in anteprima nazionale per il Premio Comune di Milano al Miglior Film del Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo
– Dieci titoli per il Concorso Cortometraggi Africani
– 22 titoli per il Concorso Estr’A, dedicato a film di registi italiani che si confrontano con altre culture, girati nei tre continenti del Festival o in Italia con temi multiculturali. Nei primi anni per questa sezione arrivavano una ventina di film, ora circa duecento, a riprova di quanto siano sentiti gli argomenti delle culture altre o dell’integrazione.
Le sezioni parallele, comprendono invece:
– Flash, a cui appartiene come dicevamo Ancora un giorno
– Hidden Dragons: le novità del cinema cinese da Pingyao a Milano, che quest’anno può vantare la collaborazione di Marco Muller e prevede la proiezione di tre film di registi cinesi dell’ultima generazione in anteprima nazionale.
– E tutti ridono, dedicata alle commedie, con soli due film, perché è vero che ogni tanto si vuole sorridere, ma forse da sorridere c’è ben poco, se due film soli su sessanta vogliono essere dichiaratamente leggeri
– Milano città mondo, un programma più ampio con lo scopo di valorizzare e coinvolgere le comunità internazionali che in città vivono, rendendole protagoniste. Quest’anno è dedicato al Perù e presenta due film
– Omaggio a Djibril Diop Mambety, omaggio al regista senegalese scomparso vent’anni fa
Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina è una tradizione che ama rinnovarsi. La novità di questa ventinovesima edizione è il primo MIWorld Young Festival dedicato alle scuole: otto cortometraggi dall’Africa e quattro lungometraggi da Africa, Asia e America Latina, riservati a duemila studenti e duecentocinquanta insegnanti. Per tendere alla consapevolezza di linguaggi cinematografici sempre diversi, mentre si aprono finestre sul mondo, alle quali le nuove generazioni hanno più che mai bisogno di affacciarsi.