Ci sono ancora 36 stati negli USA dove la “terapia di conversione gay” è legale. Centinaia di adolescenti ogni anno vengono costretti a frequentarla dicendo loro che devono “pregare per i gay” e cambiare la loro natura. Garrard Conley, originario dell’Arkansas, era uno di quegli adolescenti e la sua storia è la base del nuovo dramma dello scrittore-regista Joel Edgerton, Boy Erased.
Lucas Hedges interpreta Jared (il vero Garrard), figlio di un pastore battista, che esce di casa per andare al college a 19 anni, trovando poi la forza di fare coming out. I suoi genitori non lo rimproverano e non lo maltrattano. Ma suo padre, Marshall (Russel Crowe), cerca consigli da altri uomini della sua chiesa che hanno esperienza con questo particolare “problema”. A questo punto, insieme alla moglie, Nancy (Nicole Kidman), decide che è meglio mandare il ragazzo a un programma di conversione gay, Love in Action, guidato da un “terapeuta” energico e prepotente di nome Victor Sykes (interpretato da Edgerton). Inizialmente, Victor sembra convincere i ragazzi – l’omosessualità è una scelta, dice – ma quando il protagonista entra nel vivo di questo percorso, capisce che i discorsi dell’uomo fanno scivolare sempre più in profondità nell’abuso spaventoso, sia mentale che fisico. Un giovane viene picchiato con la Bibbia in un momento particolarmente inquietante, inscenando in seguito il suo funerale.
Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan vincitore di due Oscar
Boy Erased recensione
Il film va avanti e indietro nel tempo, contestualizzando gli eventi del programma con quelli del passato di Jared. Crescere in una famiglia religiosa mette pressione al ragazzo, che all’inizio sembra disposto a confessare il suo “peccato” e cambiare. Il Love in action progredisce, il protagonista fa amicizia con altri coetanei ma inizia anche a razionalizzare tutta la situazione. Durante una scena della “terapia”, vediamo un gruppo di giovani che attraversano una sorta di campo di addestramento per mascolinità. Non sederti con le gambe incrociate, stai in questo modo, non in quel modo. E questo è orribile, triste e oscuramente comico allo stesso tempo. Scene come quelle citate, che potrebbero diventare terribili, in realtà non lo diventano.
Edgerton dirige la storia con una sobria moderazione e il film, anche nelle parti più dure, si svolge con un grazioso tipo di crudeltà. Il punto di forza del regista è il suo equilibrio: non raggiunge il melodrammatico, anche quando se ne presenta l’occasione. Al Love in Action, Jared nota i piccoli dettagli: tutti i partecipanti si vestono con camicie bianche e gli sguardi dei ragazzi sono vuoti. Coloro che assistono alle sedute si lanciano occhiate rapide e guardano altrove, timorosi di chiudere gli occhi per più di un secondo.
Hedges dimostra ancora una volta di essere uno dei giovani attori più talentuosi di oggi con una performance intima ma incisiva. Nella sceneggiatura però ci sono anche dei punti meno forti. Come figlio di un pastore, per Jared affrontare la sua omosessualità è un passo difficile. Sfortunatamente, non vediamo o ascoltiamo molto sulle convinzioni personali del protagonista o su come cerchi di riconciliare la sua sessualità con gli insegnamenti del padre. I suoi pensieri sono postillati in modo rado, ma questo non è abbastanza quando si combatte una battaglia così significativa.
Il film si sente più a suo agio quando dipinge il quadro delle sedute del Love in action. Il regista e il direttore della fotografia, Eduard Grau, scelgono di girare il film con luce molto bassa, probabilmente per evocare sentimenti di disperazione, ma mentre in alcuni casi la luce bassa è funzionale, in altri è talmente scura che non si riesce ad osservare bene i volti dei personaggi.
Nonostante questo, Boy Erased non è privo di punti luminosi, anzi è in linea di massima una storia ben costruita anche tecnicamente. Più che un semplice sguardo alla terapia di conversione, il film esamina i legami tra genitori e figli. La storia non condanna i genitori di Jared; alla fine Nancy diviene quasi un’eroina, arrivando al salvataggio del figlio. I personaggi sono trattati con grande compassione. Persino Marshall non è stato costruito per impersonare il cattivo, il che illustra il tipo di umanità che alla fine della storia si riesce a trovare. Oltre che ritrarre i danni implacabili della “terapia”, il film mostra la capacità di recupero e l’amore di una famiglia, soprattutto di una madre, che ha sfidato questa pratica a testa alta.
su Netflix
Ilaria Piva