In viaggio con Adele: Alessandro Haber e Sara Serraiocco danno vita a un intenso rapporto padre-figlia
Il giovane Alessandro Capitani (1980) esordisce nel lungometraggio con un film che funziona, laddove tra umorismo, melò e l’iconografia tipica del cinema on the road, In viaggio con Adele riesce a catturare lo spettatore e a fargli provare una reale empatia
Dopo essersi fatto le ossa con vari cortometraggi e molti lavori televisivi, il giovane Alessandro Capitani (1980) esordisce nel lungometraggio con un film che funziona, laddove tra umorismo, melò e l’iconografia tipica del cinema on the road, In viaggio con Adele riesce a catturare lo spettatore, a fargli provare una reale empatia, coinvolgendolo ininterrottamente. L’accoppiata formata da Alessandro Haber e Sara Serraiocco (sempre più brava) emoziona davvero, fino all’epilogo in cui a stento si trattengono le lacrime. Merito anche, e soprattutto, di quella canaglia di Nicola Guaglianone che, ancora una volta, si dimostra all’altezza, realizzando una sceneggiatura che articola brillantemente il ritmo della messa in scena. In particolare, ad essere apprezzabile è il personaggio di Adele, una ragazzina affetta da disturbi psichici che, comunque, non le impediscono di interpretare – nel suo particolarissimo modo – la realtà. La sua mania di appiccicare dei foglietti su ogni cosa di cui scrive il nome sembra quasi rispondere all’esigenza di non perdere il contatto con un ordine simbolico possibile, smarrendo il quale sprofonderebbe nell’abisso – presumiamo – della psicosi.
Azzeccata è anche la dinamica che s’instaura tra padre e figlia, poiché tra i due non s’impone un rapporto asimmetrico, quello che intercorre tra maestro e discepolo, per intenderci, bensì è sul piano delle rispettive fragilità che avviene l’incontro, su un livello profondo, quindi, in cui non è concesso trincerarsi dietro le consuete difese. Adele, d’altronde, è disarmante, la sua “tenera follia”, sebbene a tratti irritante, induce inesorabilmente il redivivo padre a prendersi cura di lei e, in questo senso, il rapporto di sangue diviene più che mai terapeutico per entrambi (Aldo è pieno di ossessioni, ipocondriaco, evita il contatto con gli altri perché teme di essere contaminato).
Buona anche la prestazione di Isabella Ferrari, la quale, nei panni dell’agente-amante di Aldo, incarna perfettamente il ruolo di un soggetto completamente estraneo all’esclusivo ed eccedente rapporto padre-figlia, e che alla fine, giustamente, l’uomo mette in secondo piano, avendo ben compreso la scala e l’importanza degli affetti. Piace anche del film di Capitani l’aver contestualizzato il personaggio di Aldo su uno sfondo di assoluto realismo, tant’è che non mancano riferimenti più che verosimili del mondo cinematografico con cui l’attore si trova a interagire (gli si presenta l’opportunità di girare un film con il regista Patrice Leconte, che si presta a partecipare nei panni di se stesso).
Comunque, ciò che fa la differenza in In viaggio con Adele è, come si diceva, la potenza emotiva che sgorga dal film, e lo scrivente non ha problemi ad ammettere che si è molto commosso guardandolo, circostanza che gli capita davvero raramente; ragione per cui si sente di consigliarne la visione. Lo spettatore farà esperienza di una storia semplice ma efficacissima e, senza dubbio, vivrà con apprensione e partecipazione gli ottanta minuti di un’intensa e coinvolgente messa in scena.
Pubblicato da Vision Distribution e distribuito da CG Entertainment, In viaggio con Adele è disponibile in dvd, in formato 2,35:1, con audio in italiano (Dolby Digital 2.0 e 5.1) e sottotitoli opzionabili. Nei contenuti extra sono presenti il backstage e il trailer del film.